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R Recensione

6/10

Edo

Per Vedere Lost

Bugo, Dente, Brunori Sas, Vittorio Cane. Sono solo alcuni tra i migliori nomi di giovani cantautori italiani che, ad eccezione del buon vecchio Bugatti, sono ad un passo dalla definitiva affermazione. Eppure questo stuolo di artisti ha già fatto scuola creando dietro di se una sorta di movimento che, se siamo fortunati, ci eviterà di essere sommersi da fantocci di plastica stile Amici  e XFactor. Edoardo Cremonese, in arte Edo, classe '84, è proprio uno di essi: un giovane cantautore del nordest (non ci sono solo leghisti fortunatamente) che, più o meno consapevolmente, ha attinto un po' ovunque per dar vita ad uno stile cantautorale molto personale ed efficace. Per Vedere Lost è il suo esordio e dentro vi sono 9 pezzi di delizioso LoFi acustico incorniciato da un'elettronica discreta e puntuale.

Badate! Sono piccoli brani, dove Edo racconta le piccole storie di un ventiseienne, storie di fugaci incontri nati da Facebook, di incertezze universitarie, di serate a sballarsi o semplicemente a vedere fiction generazionali o di giovani ferite ancora aperte. Nulla di nuovo sotto il sole? Qualcosa sì, perché Edo mostra, anche se a sprazzi, una genialità di scrittura pungente che si avvale, ora di metafore, ora di citazioni sempre efficaci e semplici. Ascoltando le sue ballate sbilenche ciò che spicca maggiormente è un'attitudine verso un'(auto)ironia che pescando nel popolare riesce a risultare né populista né intellettualistica.

Basta scorrere velocemenete i titoli per renderci conto di cosa stavamo parlando: Naso A Tramezzino, Vedere Lost, Coinquilino Fernando, Dopo l'Università, Bustine di Thè, Inzagol, Frullatore d'acqua dolce. Titoli che hanno tutta l'aria di essere nati per caso o per scherzo ma che sono emblematici per spiegare la poetica di Edo, un'arte dove confluscono a perfezione il goffo romanticismo di Dente, la stralunata socialità di Vittorio Cane, la leggerezza malinconica di Brunori Sas e anche l'infantile genialità di Bugo. Per ora mi sento di dire che l'intelligente arguzia di Edo risulta dannatamente simpatica e le sue canzoni, troppo primitive dal punto di vista tecnico, si fanno ascoltare soprattutto per la scrittura più che per la musicalità. Eppure qualcuno ricorderà ancora l'esordio di Dente, poco più di una raccolta di bozzetti musicali. Diciamo che per Edo per ora è lo stesso ma con una dimensione sociale che ad esempio il Peveri non ha mai avuto. Con quella camicia a scacchi, con quella testa arruffata e soprattutto con quella sua storta genialità sono sicuro che Edo troverà il suo spazio nel nuovo cantautorato italiano.

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salvatore alle 11:15 del 29 aprile 2011 ha scritto:

Super invogliato all'ascolto! Stiamo a vedere...

Per il momento, bella segnalazione