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R Recensione

5/10

Delorean

Subiza

Per i baschi Delorean, “Subiza” è già il terzo album. I primi due esulano dal nostro interesse (e da quello del genere umano nella sua interezza), proprio perché ripostigli punk/wave in cui polvere, tarme e ratti abbondano. Olè, cestinati. Non così l’EP dello scorso anno, il gioiellino “Ayrton Senna”, che ci presentava dei Cut Copy “rinvigoriti” a suon di bagni termali nella clinica della Dott.ssa House (Music): delicatessen danzerecce da gustare in spiaggia, al tramonto, fra un cornetto e l’altro; o la sera, sul dancefloor, fra un due di picche e l’altro. Opera perfetta per compiacere il neonato prodigio indie, il glo-fi, del quale ha anzi contribuito a diffondere il condensato di malinconie adolescenzial-puberali tapinamente (per non dire magnificamente) ‘80s. Diverso il discorso circa l’estetica produttiva, dato che il suono dell’EP rispettava principi di compattezza ritmica e lucentezza timbrica che esulano dai dogmi – peraltro molto elastici, ricordiamolo - del genere. Cascati, come piccioni attirati dall’hypno-fagiuolo, nel precipitato stilistico-iconografico anche noto come “dream-beat”, i nostri ne erano, insomma, usciti a testa alta.

Ecco perché dispiace – e sia detto senza retorica – constatare la pochezza del disco qui presente. Opera pinguemente festaiola, in qualche occasione omaggiante il baraccone pata-psichedelico MGMT (quelli di “Oracular Spectacular”), congestionata da campioni vocali alla lunga stucchevoli, imbacuccata di cori efebici che puzzano di Animal Collective lontano un miglio; somiglia al parto cesareo di un Panda Bear strafatto d’epidurale, forzato a simulare orgasmi olografici per un’estate da vivere (e non da ricordare). Ma esageriamo pure coi paragoni di cattivo gusto: “It’s All Ours” è Panda Bear alle prese con incerti slanci dancehall e larvati muschi world; “Real Love” è Panda Bear costretto a sudare e battere il tempo nei club di Ibiza, quando in cuor suo vorrebbe starsene a casina propria, con la quotidiana dose di minimal techno in cuffia; “Infinite Desert” è Panda Bear che si ritrova fra le mani il vinile della “African Suite”, scambiandolo per un reportage fonografico sui rituali di fertilità del Centro Africa; “Warmer Places” è Panda Bear che canta in un brano qualsiasi di “Merriweather Post Pavilion” (tristezza…).

Si è parlato, a proposito di “Ayrton Senna”, di sound per lo più ancorato agli ‘80s, ma va dato atto a “Subiza” d’essersi smarcato, almeno in parte, dal cliché: meno strictly synth-pop (posto che più di techno-pop si sarebbe dovuto parlare) e più richiami alla sensibilità rave dei ‘90s. Non c’è da stupirsi, pertanto, se “Simple Graces” esordisce come un’outtake di “Screamadelica”, rimestando gioia “chimica” e lontani recessi hip-house, o se da “Endless Sunset” trapela l’elettronica acid ma barocca degli 808 State periodo “Ex:el”; piuttosto c’è da rammaricarsi per quei vocals pasticciati, salmodianti, mixati a un volume tale da eclissare buona parte del suono (in controtendenza rispetto alla prassi “ipnagogica”).

Per fortuna, qualcosina di davvero buono c’è. “Come Wander” in primis: bruciante partenza balearic, cassa dritta, serpentina di basso, stacchi pianistici italo belli sudaticci, nonché un disegno melodico appiccicoso come pochi. “Grow” potrebbe addirittura candidarsi a brano migliore della raccolta, e proprio perché al suo interno permangono quei vaghi segni “neworderiani” di un’attrazione misteriosa, la grammatica del ricordo sfumata in miraggio, fra coralli di tastiere dolcemente Yazoo, chitarrine pizzicate, e soprattutto voci nervose, per un attimo davvero intense. Ma è, appunto, un attimo. Per il resto, i Delorean non azzeccano quasi mai una melodia degna di nota (neppure quando le “condizioni ambientali” si sarebbero dette favorevoli allo sviluppo di questa preziosa – e fin troppo bistrattata – forma di vita), e a poco giova lodare la buona tenuta delle ritmiche se, appena più su, si arranca con soluzioni o idee pestilenziali (come puntualmente avviene).

Soprattutto, si avverte l’artificiosità (attenzione: non l’artificialità!) dell’operazione: se il glo-fi è la stralunata rievocazione di determinati significanti emotivi, qui dov’è il sentimento (anche/soprattutto ingenuo)? Dove l’emozione (anche/soprattutto velata d’ironia)? Dove la necessità, il bisogno fisico di partire per la tangente dei ricordi? Fra beat pasciuti e rifiuti “animali”, i Delorean hanno smarrito – ammesso che l’abbiano mai trovato – il senso di un intero mondo sonoro. Peccato.

V Voti

Voto degli utenti: 6,2/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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synth_charmer (ha votato 5 questo disco) alle 9:47 del 27 aprile 2010 ha scritto:

non era piaciuto neanche a me (non ero nemmeno arrivato alla fine del primo ascolto). Però non avrei saputo identificarne i motivi in modo così preciso e approfondito. Ma si sa, mica siamo tutti los grande.

target (ha votato 7 questo disco) alle 10:51 del 27 aprile 2010 ha scritto:

E' vero che "Subiza" è un disco stolidamente festaiolo, senza l'ombra delle timide nostalgie glo-fi, ed è certamente vero che gli echi di Animal Collective e Panda Bear sono ben presenti, tra le maglie di un'elettronica balearica che sa di Ibiza sin dal titolo e di una dance tutta-piano primi '90, però, accidenti, a me piace! E trovo che delle melodie riuscite ci siano, almeno in "Stay Close", "Real Love" (per me la migliore, anche per lo sfogo 'dreamy' nel finale), "Glow" (che davvero in "Technique" avrebbe potuto starci), "Simple Graces" (interessante proprio perché sposta di qualche anno in avanti i punti di riferimento glo-fi, con risultati che secondo me sentiremo spesso negli anni a venire - tra Primal Scream, come dici benissimo, e, chessò, Crystal Waters, M-People, una certa dance da party della domenica pomeriggio). L'unica cosa che effettivamente infastidisce, alla lunga, sono i sample vocali che spuntano ovunque diventando un po' stucchevoli, soprattutto quando sembrano grida di delfini in calore. Però, insomma, nel complesso, senza gridare al gran disco, lo trovo un buon lavoro per accompagnare l'estate. Bentornato, Los! (grrrrrrrr)

treno alle 11:22 del 27 aprile 2010 ha scritto:

...Ayrton Senna mi era apparso interessante, forse proprio perchè un EP (digerisco questo tipo di musica a piccole dosi, senza affogarmi).

Personalmente credo che i Delorean resteranno per un bel pezzo come un piccolo ricordo della mia scorsa estate..

Grande recensione