R Recensione

7,5/10

Anguish

Anguish

Non tragga in inganno l’inquietante copertina: lontano da forme espressive esasperate, qui tutto è organizzato coscienziosamente per procurare un’onda d’urto ancora maggiore, affidata al peso delle parole recitate ed all’implacabile procedere di strumenti e macchine elettroniche. Solo in casa RareNoise si poteva pensare ad un ensemble di questo tipo: i due Dälek, Will Brooks e Mike Mare, pionieri dell’hip hop industrial e militante, sassofono e batteria degli svedesi Fire! Mats Gustafsson e Andreas Werliin, ed il veterano del krautrock Hans Joachim Irmler, uno dei fondatori dei Faust. Tutti insieme, in uno studio sulle rive del Danubio, nel corso di tre giorni dell’estate del 2018, hanno modellato sulle ceneri di “Derbe Respect, Alder”, prima collaborazione del  2004 fra Faust e Dälek, nove tracce di rara potenza ed efficacia, nelle quali il contributo dei musicisti è totalmente funzionale alla creazione di una tensione inquietante e sotterranea che raramente giunge al punto di esplosione.

A differenza del precedente lavoro - spiega Irmler - questa volta abbiamo scelto di creare una nuova costellazione sonora, aggiungendo il contributo di Gustaffson e Werliin, ed il risultato è davvero eccitante: ascoltando il disco può non essere facile distinguere chi suona cosa, è una valanga sonora di elementi perfettamente amalgamati fra loro, qualcosa di realmente potente”. Tre strumentali che agitano scure acque elettroniche (“Vibrations”, “Brushes for Leah”) o ospitano lo sfogo esasperato del sassofono di Gustaffson (“Dew”), e sei poesie recitate/cantate in rima per riassumere l’angoscia del vivere contemporaneo e la necessaria ribellione ai vari ordini costituiti, materiali e mentali. “Cyclical/Physical” macina rime implacabili su sfondi elettronici da apocalissi, la title track immerge Tricky in un mare electro jazz scosso dai sussulti del sassofono, “Gut Feeling” è diretta ed incalzante come la ritmica che scorre su solidi binari industrial, “Healer’s Lament” scandisce l’opera di un poeta di Los Angeles, Kamau Daàood, su sfondi ambient, “A Maze Of Decay” sviluppa il dialogo fra voce e sax su un refrain elettronico semplice quanto efficace. Infine “Wumme”, titolo/dedica alla cittadina tedesca dove i Faust si formarono nel 1971 è una lunga cavalcata kraut sostenuta dal tipico beat motorik, screziata da riverberi elettronici.

Nuovi linguaggi nascono dall’incontro fra forme conosciute.

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