Floating Action
Body Questions
Faccio questa cosa un po per pigrizia e un po per provocazione, ma la faccio. Ecco: copio dalla mia recensione allo scorso disco di Floating Action.
Il misconoscimento di Seth Kauffman resta un mistero, ma intanto è confortante che lui continui a elargire un disco allanno, così, dalla sua spiaggia remota. Nel progetto Floating Action suona tutto questo barbuto da Black Mountain, e tutto suona da dio: pop rétro per vinili, voce insonnolita per serenate estive, chitarre ciondolanti in fedeltà medio bassa che sfrigolano piccoli riff impolverati, retrogusto motown e seppia per il cuore. Per camerette, ma anche per pigri romanticismi da balere sperdute. Tra The Love Language e i migliori Dr. Dog (coi quali hanno condiviso un singolo nel 2009), i Floating Action sono una delle proposte più interessanti in questa nicchia di vintage indie pop dalla patinatura sixties, pieno di unintima malinconia che però diventa come nulla felicità.
Fatto.
E lho fatto per due ragioni.
1) Seth Kauffman continua a fare dischi bellissimi senza cambiare di una virgola la sua proposta musicale.
2) Nessuno continua a filarselo, tanto che questo nuovo Body Questions esce ancora più in sordina dei precedenti tre dischi. Eppure, oh, a me Floating Action convince sempre di più, perché non sbaglia non dico un album ma nemmeno un pezzo, e così pure stavolta il ragazzo del North Carolina piazza dodici canzoni in successione godibilissima, con un piglio leggermente più muscolare rispetto al passato.
Le lezioni di Dan Auerbach e Jim James assicurano la capacità di abbinare unattitudine granulosa e fondamentalmente lo-fi a una grande sapienza strumentale, per cui nellarrangiamento nulla è lasciato al caso, dalle chitarre elettriche sgrezzate di Taking Me A Little While alle conga che movimentano Earth-Shackles, dalle movenze funky dei chitarrini (No Surprise There) alle partiture reggae di Fang & Furr.
Il disco finisce per filare più liscio rispetto ai precedenti, per i maggiori episodi giocosi su ritmi rimbalzanti (House of Secrets, con screziature psych-rock, Hide Away Too Long, la più scura Long Dark Shadow), anche se il mio personale Kauffman preferito è quello dei pezzi neghittosi divanati su arpeggi leggeri e semplici melodie che scivolano come sullacqua sopra wa-wa distratti e batterie a bassa fedeltà, tutto color seppia, per atmosfere che rendono la seconda metà del disco davvero splendida (Dont Wake Me, Call Out, Couldnt Be Yourself, la tropicalia spiaggiata della title-track).
Piccolo culto privato.
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