Clinic
Do It!
Nonostante gli istinti revivalistici di questo decennio ed il ritrovato amore per le sonorità garage rock, ai Clinic nella giungla delle band dedite alla riscoperta di sonorità sepolte in vinili povlerosi e garage abbandonati è sempre toccata una posizione un pò marginale.
E' facile infatti sfondare sull'etere radiofonico riciclando un paio di giri di chitarra e qualche pattern di batteria di Velvet Underground e Television o riprendendo I 3-accordi-3 del garage rock, più difficile farlo quando si ripropone tutta la faccenda in blocco, con poche concessioni paraculiste, magari andando a scavare dentro cantine e solai ben più oscuri.
Questo infatti fanno, da 5 dischi a questa parte, i Clinic: mettendo assieme la furia psichedelica garagistica di 13th Floor Elevator e Count Five, le messe nere dei Virgin Prunes, il drumming e lo strumming ossessivo dei Velvet Underground, i mantra dello space rock e di certo kraut rock, le gelide strade battute dai Suicide e le orgie rock'n'roll messe in scena dagli Stooges di Fun House.
Un amalgama unico che è divenuto, fin da subito, marchio distintivo della band di Liverpool e che, disco dopo disco, è stato portato avanti in un percorso discografico coerente ma a tratti un po' monocorde.
E qui sta la sorpresa di questo Do It!: che non rivoluziona le caratteristiche del gruppo ma ne allarga ulteriormente il ventaglio sonoro, presentandoci una band ispirata come non la si sentiva dai tempi dell'esordio Internal Wrangler (2000). Con gli artigli dell'ispirazione i nostri si tirano fuori dalla stanca routine in cui si erano fatti invischiare disco dopo disco e ci regalano uno dei migliori disco retro dell'anno.
Apre la tersa Memories, il cui incedere marziale è interrotta da fugaci quanto irresistibili confetti lisergici pop di fabbricazione barrettiana, segue a ruota una Tomorrow che è pura psichedelia folk blues illuminata da influenze e nevrosi velvetiane.
The Witch (Made To Measure) riprende nel nome il classico dei Sonics ma suona in realtà come una rilettura di Lust For Life rivista attraverso le scorie allucinogene disseminate dai Count Five.
Ma la vera sorpresa arriva con Free Not Free, ballad stracciamutande alla Smokey Robinson, che ci rivela l'inedito lato romantico dello spiritato Ade Blackburn che farà il bis di lì a poco con l'altra ballad pop soul Emotions. Contraltare melodico e ritmico agli altri aculei sonori disseminati per il disco.
Ad esempio il vertiginoso blues psichedelico di Shopping Bag, viole velvettiane e chitarre noise rockabilly come se piovesse, e un profumo inebriante di 13th Floor Elevator e Count Five. Oppure la ieratica Corpus Christi e l'incubante High Coin, puro Clinic-sound, con memorie di prugne elettriche e Suicide a raggelare definitivamente la stanza.
E ancora, Mary and Eddie, inaspettata e bellissima ballata noir, sorta di versione sciolta nell'acido del Nick Cave dei tempi d'oro.
Irresistibile l'ennesima riedizione di Psychotic Reaction: la travolgente e ossessiva cavalcata senza fiato di Winged Wheel, che lascia a Coda (di nome e di fatto) l'onere e l'onore di chiudere con un blues dalle profondità spaziali questo Do It !.
E chi se li ricordava più così questi Clinic ? Da ascoltare immediatamente, da amare incondizionatamente.
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