A Il fascino distrutto della borghesia - Intervista a Xabier Iriondo (Buñuel)

Il fascino distrutto della borghesia - Intervista a Xabier Iriondo (Buñuel)

Stay down, or I’ll beat you where you lay. I cavalieri neri dell’apocalisse noisecore sono tornati, con un disco ancora più contorto e frastornante dell’esordio di due anni fa, “A Resting Place For Strangers”. L’intenzione è chiara: Buñuel, dalle Alpi agli Appennini e oltre, non intende far prigionieri. Parliamo di “The Easy Way Out” col chitarrista e mastermind Xabier Iriondo (Afterhours, Todo Modo, A Short Apnea, Immaginisti, Supervoid e centinaia di altre cose ancora).

La foto di apertura è di Annapaola Martin.

1) Ricordo che per “A Resting Place For Strangers” lavoraste separatamente, registrando prima le basi strumentali e poi mandando il tutto oltreoceano a Eugene Robinson. La gestazione di “The Easy Way Out” è stata differente?

La genesi di “The Easy Way Out” è stata simile a quella del primo album. La differenza sta nel fatto che abbiamo mentalizzato, durante il nostro tour di due anni fa, le potenzialità del progetto e ciò che cercavamo da esso, ed abbiamo messo in pratica (ognuno a modo suo) l’idea di realizzare un nuovo lavoro che partisse dal punto dove il primo album si era concluso e ci conducesse verso nuovi territori.

2) Il vostro esordio metteva nuovamente a nudo il grado zero dell’hardcore, destrutturandolo sino all’osso. Questo sophomore suona, alle mie orecchie, come una pièce teatrale uscita dalle fucine dell’Amphetamine Reptile. Esiste, effettivamente, una maggiore componente di pianificazione? E quanto, tra un’uscita e l’altra, ha influito il comeback discografico degli Oxbow?

Il nuovo disco di Oxbow era programmato nel 2017 ed era già concluso quando il primo album di Buñuel uscì. Non credo si possano dare delle descrizioni certe di appartenenza di “The Easy Way Out” ad un filone o genere musicale, sicuramente quello che non cerchiamo è di appartenere ad un movimento, ad una definizione. L’opera di destrutturazione musicale iniziata due/tre anni fa continua con forza in questa nostra nuova fatica, tempi lenti e al fulmicotone, sonorità rotonde e spigolose, ritmiche serrate e dilatate, tutto si fonde in un unico linguaggio, il nostro.

3) Anche se “The Sanction” – per posizione e durata – attira naturalmente la curiosità, a me verrebbe da chiederti qualcosa in più su “The Roll” che, a mio avviso, possiede un afflato da soundtrack piuttosto pronunciato. Che immaginario c’è dietro?

The Sanction” è nata sui palchi del tour che facemmo nel 2016. Ci riservammo lo spazio di un momento musicale improvvisato durante il concerto, data dopo data quell’improvvisazione si è consolidata ed è diventata “The Sanction”. “The Roll” nasce dalla sezione ritmica che interagisce con un riff di chitarra dal timbro organistico che ha dato, a mio parere, il sapore da soundtrack alla canzone. Il testo di Eugene e il dialogo vocale tra lui e Kasia hanno fatto il resto.

4) Il certosino controllo che eserciti sulla tua strumentazione e, in particolar modo, sui suoni da essa prodotti trova in Buñuel un campo di fruttuosa applicazione. Non capita spesso di sentire un disco hardcore, per quanto sui generis, così curato e diversificato sotto il profilo del cromatismo sonoro. Quando ti accosti a un pezzo di Buñuel, hai già in mente come dovrà suonare e perché?

Solitamente le cose crescono un po’ per i fatti loro ed un po’ perché le cerchi. Di questo album ho iniziato a sentirne le potenzialità sin dall'inizio, dalle prime sessioni improvvisate realizzate. Costruendo e producendo il lavoro passo dopo passo ho iniziato ad immaginare quali timbri avrebbero avuto le batterie, i bassi e soprattutto le chitarre che, in “The Easy Way Out”, sono più diversificate che nel primo album. Alternare momenti doom a sonorità organistiche dal sapore sixties, o a timbri profondi o a lame taglienti. Decostruire compositivamente i brani e le sonorità in essi contenute.

5) Come mai è stato deciso di concedere più spazio alla voce femminile di Kasia Meow? Qual è, secondo il tuo punto di vista, il suo specifico contributo agli equilibri della band?

Tutto molto semplice. Eugene ci ha mandato le parti vocali registrate sulle undici basi musicali, in nove di esse c’era la sua voce, in una cantavano lui e Kasia insieme (cosa che era già accaduta nel precedente disco) ed infine vi era un brevissimo brano dal sapore punk nel quale c’era soltanto la voce di lei. A mio parere il timbro e la furia vocale di Kasia danno una grande freschezza ribelle al flow di certe nostre composizioni.

6) “A Resting Place For Strangers” venne promosso con un tour massacrante di due settimane. Quali sono i piani di lavoro per “The Easy Way Out”? Come si sono evoluti, nel corso del tempo, i rapporti umani in seno alla band?

Come la volta scorsa siamo in tour. Otto date in otto giorni, dal Friuli alla Puglia. Chilometri su chilometri, decibel e sudore in una serie di concerti senza compromessi sonori e performativi. Ho la fortuna di avere a che fare con personalità uniche, il gruppo è molto coeso e stiamo davvero bene insieme, sopra e sotto il palco.

7) Una domanda più personale, in chiusura: cosa bolle in pentola, nel prossimo futuro, per gli altri tuoi progetti artistici (Afterhours, Todo Modo, Immaginisti, Supervoid…)?

Con Todo Modo molte novità in arrivo nel prossimo futuro, Supervoid probabilmente entro la fine dell'anno vedrà la luce. A settembre uscirà per Subsound Records un nuovo progetto di cui faccio parte: PLEEIADEES insieme a Massimo Pupillo al basso e Cristiano Calcagnile alla batteria e vibrafono.

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