David Bowie
The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars
Gli anni 70 sono un decennio irrepetibilmente ricco per il rock. Una proliferazione così numerosa di gruppi e cantanti, tutti dotati (con le dovute differenze) di grande talento, rimane un evento più unico che raro nella storia della musica e delle arti in genere. Perché, effettivamente, negli anni 70, quel processo che già aveva avuto le sue manifestazioni negli anni 60 (pensate al teatro decadente di Morrison coi Doors, o allimmaginario pop costruito dai Beatles, o ancora alliperrealismo letterario di Reed) giunge al culmine e alla consacrazione.
Parlo della trasformazione e della nobilitazione del rock in una vera e propria arte: non più semplice musichetta, ma opera; non più fenomeno di costume, ma corrente culturale. In quanto tale, il rock si dota di propri canoni interni e instaura rapporti con larte che lha preceduto, e così facendo si assicura un posto nella storia e inizia ad esercitare una profonda influenza su ciò che viene dopo.
Ma cosa succede, esattamente, a un movimento che per sua natura è internazionale e investe artisti delle più disparate condizioni sociali, economiche e culturali? Avviene quello che chiunque può aspettarsi, e cioè una frantumazione in diverse sottocategorie. Cè, ovviamente, chi le abbraccia più o meno tutte (coff, coff, Velvet Underground, coff, coff) e chi invece trova successo nel consolidare una propria immagine intellettuale e iperartistica (Pink Floyd?).
David Bowie attraversa tutto ciò, ponendosi allincrocio di queste varie correnti. Ma stiamo parlando di un Bowie complessivo, un col-senno-di-poi che tiene conto dellintera carriera del Duca Bianco: nel 1972 Bowie pubblica The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars, concept atipico che si inserisce, ad un primo ascolto, nel filone del glam rock che tanta fortuna stava avendo. Sono gli anni, non dimentichiamolo, dei Roxy Music e di Transformer di Lou Reed e al rock piace travestirsi, trasformarsi, diventare altro rispetto allautore, diventare alieno: e così, Bowie crea questa figura, Ziggy Stardust, un ragazzo che, grazie allaiuto degli alieni, diviene lultima rockstar prima della sua caduta e dellApocalisse che distrugge lumanità. Una cornice narrativa (che però viene semplicemente accennata nel disco; le grandi narrazioni vengono lasciate agli Who) che contiene, in sé, tutti i nuclei tematici e musicali del Bowie che era e del Bowie che sarebbe stato.
Lalter ego Ziggy Stardust è la chiave di lettura principale dellalbum. Oltre ad essere spia del sistema di influenze che si era venuto a creare in quella mitica stagione (il già citato Lou Reed, ma anche Iggy Pop), è anche segnale del rapporto arte/rock di cui si parlava più su e di cui Bowie è un esponente principale. Il tema dello sdoppiamento dellio, caro soprattutto al teatro, parte da Oscar Wilde (nume tutelare del neodandismo anni 70) e, passando attraverso il nostrano Pirandello, arriva fino al rock anni 70 e lo segna indelebilmente. Infatti, Ziggy Stardust era stato inizialmente ideato come musical, salvo poi approdare alla forma-disco. E Bowie, nel tour di supporto, lo interpreta, come un attore che esorcizza i suoi demoni cambiando personalità. E al tempo stesso, è il pretesto per uno dei grandi tòpoi dellalbum, ossia il contrasto fra limmortalità artistica e la temporalità umana: creandolo e in seguito annientandolo, Bowie dà al suo alter ego quella notorietà (il quarto dora warholiano) che lo consacra come classico del rock. E tutto ciò può essere ulteriormente letto come critica e parodia dello star system del rock di quegli anni, giovane ma già affermato.
Ma veniamo alla musica: il disco si pone come collezione altalenante di ballate melodiche e rock più tirati, che coincidono coi momenti più drammatici della storia di Ziggy. Reinserendosi nel solco che lo stesso Bowie aveva tracciato con Hunky Dory, il disco è, comè noto, un gioiello glam, e alcuni dei suoi pezzi sono vere e proprie perle che brillano nel repertorio di Bowie e degli anni 70 tutti. Si pensi a Five Years, con quei suoi drammatici annunci apocalittici srotolati su una ballata in crescendo; o alla celeberrima Starman, che segue la dolce Soul Love e il glam di Moonage Daydream. Lady Stardust, It aint Easy sono le altre tracce che segnano lalbum: la prima è un pezzo molto melodico, la seconda è una cover di un brano blues che Bowie rivisita in chiave space rock.
Ma nel disco trovano spazio anche, come detto, momenti di maggiore saturazione del suono, Hang On To Yourself o Suffragette City. La narrazione procede attraverso momenti musicali indimenticabili, come la titletrack e latto finale di Rock n roll Suicide, che segna la morte di Ziggy Stardust e, di riflesso, dellepopea glam: lo stesso Bowie ne lascerà alcune tracce in Aladdin Sane, ma da questo momento in poi, Brian Eno si darà allambient, Lou Reed pubblicherà Metal Machine Music e il punk spazzerà tutto via. Ma il glam ormai è stato: il postmodernismo che rivendica la sua musicalità attraverso queste figure, questi suoni, questi colori; ai posteri rimangono le infinite influenze di questo lavoro.
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