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R Recensione

8/10

Sparks

Exotic Creatures Of The Deep

Album numero 21. 37 anni di carriera. 121 anni in due. Cifre alte per Ron e Russell Mael. Due che si possono permettere di suonare per 25 giorni consecutivi alla Islington Academy di Londra dedicando ciascuna serata a un disco della loro carriera, attraversando il glam degli inizi, il synth pop degli anni Ottanta, l’euro-dance dei Novanta, il pop operistico di oggi. Roba da cult.

Exotic Creatures Of The Deep” è il terzo disco che si inserisce in questo filone, inaugurato nel 2002 con l’avanguardistico “Lil’ Beethoven”, e proseguito con “Hello Young Lovers”. Arrangiamenti orchestrali riprodotti su tastiera, pianoforte staccato, voce da operetta moltiplicata da cori in multitraccia, falsetti frequenti, tono vaudevilliano, testi surreali, inattesi sconfinamenti nell’hardcore, grazie all’apporto chitarristico di Dean Menta, ex Faith No More dei tempi di "King for a day... foolish for a lifetime".

Rispetto al recente passato quasi tutti i brani sono accompagnati da una base ritmica, mentre la tendenza ultra-ripetitiva cala vistosamente: gli Sparks ritornano a cullare la struttura canonica della canzone, seppure minandola di continui inserti dada, di svolte inattese, di estroversioni da cabaret, lasciando intatti, in compenso, i nuclei basilari, dalla strofa al ritornello. Ne esce un disco pendolare tra il vecchio e il nuovo, il ridicolo e l’inascoltabile, il geniale e l’improponibile, in cui effetti sonori devastantemente ingenui (da tastierina Bontempi) vengono incastrati in modo ingegnoso nei più folli ricami melodici. Gli Sparks continuano a suonare come nessun’altra cosa.

Esempio di pop teatrale in veste neo-classica è la straordinaria “(She Got Me) Pregnant”, forse l’episodio melodicamente migliore degli Sparks degli ultimi anni: un piano ossessivo, archi rinascimentali, ricami elettronici, trombone, una linea vocale schizofrenica, un testo folle. Una nuova “Goofing Off” (1977). I giri melodici hanno un’aria drammatica che contrasta con le visioni comico-satiriche dei testi: così in “This Is The Renaissance”, nella barocca “Photoshop”, nella classical disco ghignante di “Let The Monkey Drive” (contenuto: lasciare che una scimmia guidi la macchina mentre ci si diverte con la propria fiamma nei sedili posteriori. Il neo-schiavismo visto dai Mael).  

Ma non è tutto qua: “Strange Animal” è la “Dick Around” del disco, metà operetta metà hardcore; “I’ve Never Been High” ha un’aria melò che ricorda “Funny Face” (1981); “I Can’t Believe That You Would Fall For All The Crap In This Song”, esaltante auto-parodia e pernacchia a tutte le più furbe canzoni d’amore, ha un arrangiamento di synth pop radiofonico, à la Kylie Minogue; “Lighten Up, Morissey”, sfida sul piano del sex appeal tra Russell e l’ex Smiths, amico e fan degli Sparks, riprende addirittura le sonorità glam degli esordi: in “Kimono My House” non sfigurerebbe. In questo disco c’è spazio per una quantità di spunti che una band moderna pagherebbe per avere.

Portare avanti l’eccentrico fino agli estremi, rischiando di sembrare arretrati e ridicoli, mentre si demolisce a colpi di caricature tutto e tutti, compresi se stessi, è la perenne missione degli Sparks. Ed è proprio questo viaggiare sull’orlo del grottesco e dell’oltranzismo che permette ai due di Los Angeles di essere la band di sessantenni (e non solo) più innovativa e sperimentale che la storia della musica abbia conosciuto.

Nella loro carriera ci sono perle nascoste e prove orrende, vertici assoluti e blackout inspiegabili. “Exotic Creatures Of The Deep”, pur non mettendosi sul loro piano, si avvicina più ai primi, dimostrando che gli Sparks, 121 anni in due, 37 anni di carriera, 21 album, sono ancora in ottima forma. Chapeau.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 4 voti.
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rael 6/10
REBBY 6/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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TheManMachine alle 14:14 del 2 giugno 2008 ha scritto:

Oh ma sono ancora in attività gli Sparks? E addirittura in grado di produrre cose notevoli come tu dici? Be' proverò a dare un'ascoltata, allora. Purtroppo il tastierista con quelle sue pose da fuhrer del terzo reich tra il paranoico e l'autistico non è mai riuscito ad attirarsi le mie simpatie, non ho mai capito a cosa volesse ammiccare. E questo nonostante lavori pluriacclamati come "Kimono my House", di cui per l'occasione mi sono andato a rileggere la tua bella recensione. Questa è gradevolissima, si legge davvero con piacere. Grazie Francesco e a presto!

ivanluprano (ha votato 8 questo disco) alle 0:07 del 23 giugno 2008 ha scritto:

e si che esistono

ivanluprano (ha votato 8 questo disco) alle 0:09 del 23 giugno 2008 ha scritto:

secondo me sono pazzi

preferisco HELLO YOUNG LOVERS..ma questo è bello