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R Recensione

7,5/10

Idles

A Beautiful Thing: Idles Live At Le Bataclan

La pandemia globale ha colpito ma non affondato del tutto la musica dal vivo. Tante sono le band e gli artisti che in questo buio periodo, soprattutto concertistico, hanno contribuito positivamente ad attenuare la mancanza di musica dal vivo con la pubblicazione di concerti in streaming e di vecchi live.

Anche gli Idles ci provano a mantenere in vita la speranza trasmettendo sul loro canale YouTube: “A Beautiful Thing: IDLES Live at Le Bataclan”, terzo disco ufficiale uscito lo scorso 6 dicembre. Il quintetto di Bristol decide di concederci quello che per loro è stato probabilmente il concerto più importante della loro carriera, a conclusione di un tour di circa novanta date. Non è semplicemente un concerto come tanti, di un tour qualunque e di una band qualsiasi, è la fine di un percorso importante e questo trasuda dalle intense immagini del concerto, e non mi riferisco solo ad una questione di impatto sonoro, ma anche alla scelta simbolica di una location, il Bataclan, che “purtroppo” ha un significato inevitabilmente importante nella storia della musica dopo la tragedia del 2015, quando sul palco c’erano gli Eagles Of Death Metal. Come accade per ogni tragedia bisogna reagire e non darla mai vinta alla violenza. Quindi perché non immortalare per sempre una serata così importante? Dopo appena due album in studio potrebbe sembrare alquanto presto legittimare una carriera decennale con raccolte e best of, ma qui non si tratta soltanto di un semplice disco e di un concerto come un altro. Scopriamone il perché.

La scaletta propone quasi interamente “Joy As An Act Of Resistance” del 2018 e tutto “Brutalism”, l’album d’esordio della formazione britannica che nel 2017 ha rotto gli schemi, monotonia e formalità che da molto tempo avvolgevano il panorama musicale europeo. I testi di Joe Talbot sono provocatori e più attuali che mai: rabbia e potenza sono le caratteristiche che, da un punto di vista musicale, emergono ad un primo ascolto. Le parole invece, crude e pesanti, sono il manifesto di una musica che si impegna socialmente a combattere la diversità, con la testimonianza che “abbiamo bisogno dell’altro”, e che in un’epoca di muri, Brexit e porti chiusi assumono una visione chiara della politica e del senso di condivisione danneggiata dalle tecnologie. “Not aggression, but love and compassion”, è il primo messaggio di speranza e pace di Talbot. I temi delle canzoni sono quelli iconici del movimento punk come la contestazione politica, gli inni contro la Brexit con “Great”, l’inno antifascista in “Rottweiler”, e tracce intime e più personali come “Colossus”, canzone d’apertura del concerto e del secondo disco (“Joy), con chiari riferimenti al rapporto non idilliaco tra il frontman e suo padre; “Mother” invece è dedicata alla madre e alla lunga malattia affrontata. C’è spazio anche per immigrazione, femminismo, mascolinità e bullismo.

Da un punto di vista musicale si percepisce la chiara intenzione da parte della band inglese di non rientrare in uno standard radiofonico e di allontanarlo il più possibile con chitarre sporche, suoni grezzi, distorti e dissonanti nelle strofe, e ritornelli melodici come cori da pub, il tutto ad accompagnare una voce che urla libertà di espressione. Del resto è una delle prerogative del punk quella di esprimere un sentimento di ribellione, ed in questo gli Idles ci riescono alla perfezione, dritti come un pugno nello stomaco, uno schiaffo in faccia, per farci rendere conto in che razza di mondo viviamo. In “Live At Le Bataclan troviamo tutto questo. La forza emotiva di questa band con alcune delle hit allungate strumentalmente nei finali per enfatizzare lo spirito punk hardcore e un concerto memorabile che ha fatto divertire i fortunati presenti dell’era pre-Covid, quando ancora si poteva andare ai concerti.

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