Flight of the Conchords

I Told You I Was Freaky

Traccia numero 4, “Demon Woman” : cassa dritta, una chitarra funk e due vocine sparate in cuffia in maniera acida e diretta. Un minuto e cinquantanove secondi di puro divertimento. Il testo dice una cosa tipo: “Donna demone le tue tette sono palle di fuoco / e io mi sto bruciando le mani giocando a palla”. Il senso di questo disco potrebbe essere sintetizzato – in modo un po’ impietoso – in questi pochi elementi. Oppure, se preferite: traccia numero 9, “Too many dicks on the dancefloor”, due minuti e mezzo di vocoder-dance (Tiziano Ferro wannabe Daft Punk) e un testo che non c’è bisogno di riportare.  

Al di là dei singoli esempi, è l’intero disco di questo duo neozelandese a proporsi come bizzarro Bignami (quattordici canzoni in poco più di mezz’ora) di comedy-pop talmente sfacciato da giocare con l’hip-hop (“Hurt Feelings”, “Sugalumps”), con l’r’n’b (“We're Both in Love with a Sexy Lady”), con il funk (la discreta title track), ma anche con il pop melodico (“Rambling Through the Avenues of Time”), con il synth-pop (“Fashion is Danger”), con il cabaret (“Petrov, Yelyena, and Me”) e – poteva mancare? – con il reggae (“You Don't Have to Be a Prostitute”).  

Insomma una mescolanza di generi e sonorità diverse tutte affrontate con piglio decisamente scanzonato e superficiale, con la chiara volontà di sfottere più che di omaggiare. Non sono degli incapaci, conducono trasmissioni comiche di successo in tv ed hanno addirittura vinto un grammy award, suonano bene e spesso mischiano chitarre folk e ritmi hip-hop in maniera interessante. Solo che - chissà perché - mi vengono in mente quei puristi rock nostrani che stravedono per Elio e le Storie Stese perché “fanno ridere ma sono tecnicamente bravissimi”. Ecco, a me Elio e le Storie Tese fanno ridere ma musicalmente non piacciono. Questi non mi fanno neanche ridere.