A Live - Devendra Banhart (Amburgo, 13 Agosto 2007)

Live - Devendra Banhart (Amburgo, 13 Agosto 2007)

Una miscela strana di fumo, voci eccitate ed aspettative musicali ed estetiche impregnano il locale amburghese Knust in questa soave sera d’estate: il manifesto per il concerto del cantante texano Devendra Banhart - sfuggente personaggio freak al centro della scena neo-folk newyorkese etichettato di volta in volta weird America, freak folk o queer folk- preannunciava già uno spettacolo incentrato in gran parte sul personaggio ed una perfetta ammonizione per il pubblico più conservatore: un hippie pallido, peloso e gonfio, vestito da indiano americano, ubriaco e con lo sguardo perso nel vuoto, annebbiato da chi sa quali ingredienti del calumet della pace.

L’apparizione di Devendra sul palcoscenico risveglia, tra quelli che non sono impegnati, un pò perplessi, a contargli i peli sulla faccia, un entusiasmo inaspettato. Il cantante ha subito una trasformazione: il cantautore intimista dei primissimi dischi è diventato mattatore, e sa ormai benissimo cosa si aspetta il pubblico da lui. Devendra, l'hippie tutto capelli e barba – a quanto pare condizione necessaria per l'ammissione nella band anche per gli altri membri - gli occhi neri truccati (ispirato probabilmente a qualche faraoneo al look johnnydeppiano nell'opera „intellettuale“ Don Juan di Marco – che l’autrice amette di aver visto distrattamente nella notte dei tempi della sua infanzia) e una marea di braccialetti e anelli, viene salutato dai suoi discepoli con applausi chiassosi. Resi più calorosi da un gruppo di ragazzi inglesi – o perlomeno ciò si desume dalloro livello di alcool - che con cartelloni do-it-yourself cercano di estrarre il messaggio dell' estetica banhartiano: „Dum Dum Di Dum Dum Di Dum Di Dum“.

Banhart invece mostra fin dall’inizio che non è qua per lasciarsi fissare incuriosito come una scimmia stravagante. Nonostante tutti i pettegolezzi e il gossip, le supposizioni sulle inclinazioni sessuali di Devendra e compagni – la musica non lascia il tempo di perdersi in considerazioni effimere. Il musicista è venuto per presentare il nuovo disco, Smokey Rolls Down Thunder Canyon, che uscirà in ottobre, e per mettere in mostra un'altra volta il suo enorme talento musicale.

Devendra Banhart, nonostante il suo aspetto sperduto, regala al pubblico entusiasta un concerto lucido, libero dai clichè e da tic da pop star, e mette in mostra fin dall’inizio che non è solo un frichettone che sembra aver rubato il goielli di famiglia. L’atmosfera vibra durante il corso di più di due ore per una formula magica dal vivo: altissimo livello musicale, interazione con pubblico e il piacere di suonare.

I nuovi pezzi mettono un mostra un cantante più che mai libero da ogni classificazione e sempre più distante dalla scena neo-folk, dal folk-blues ancestrale e da minimalismo degli esordi per dare vita a canzoni che mettono insieme naivité, bizzaria, ma anche un'evidente attrattiva pop. Non in opposizione a ciò che ha fatto in passato, ma ad includere in un abbraccio musica latino americana e samba, doo wop e rock'n'roll, psichedelia e soul: scanditi e inframmezzati dagli scherzi del mattatore, sfila sotto le orecchie del pubblico amburghese un carosello quasi ecumenico di musiche del secolo scorso.

Baciato dagli allegri ritmi sudamericani il pubblico amburghese– tradizionalmente più timido e cool - non può fare di meno di muoversi e anche Banhart stesso sembra stimolato ulterioramente dal temperamento del pubblico. In ottima forma, si diverte a testare sul campo i nuovi pezzi, e a veder detonare in sala „Carmencita“, (pezzo che si può gia sentire su MySpace, e che promette già di essere uno dei pezzi dell’anno), e si concede poco ai pezzi passati:„Santa Maria de Feira“, „Long Haired Child“ e „Quedate Luna“.

Lascia spazio ai compagni – tra cui il chitarrista, apparentemente il gemellohippie e timido di Tim Curry del Rocky Horror Picture Show. Ma la sorpresa arrivaquando Banhart invita una persona dal pubblico a suonare un pezzo sul palco: qualche secondo di gelo, qualche mormorio timido, finchè non sbuca unentusiasta ragazzo portandosi dietro ilbatterista: visibilmente emozionato, intona un punk rock in tedesco, molto pop e molto poco punk, con pieno apprezzamento dal pubblico.

Devendra Banhart se ne andrà dopo due ore, dopo aver conquistato il pubblico in salae confermato il suo talento insolito, piacevolmente incurante delle aspettative musicali che potrebbero pesare sul caposcuola del carrozzone neo folk. Da quel che si è sentito, peraltro,il disco già promette di essere una piccola bomba nel panorama musicale del 2007. Resta soltanto aperta la domanda se l’esoterica mascotte nonchè devoto di Vashti Bunyan aveva anche per questo concerto scritto il nome dell' idolo sul braccio. Noi nonostante i nostri buoni propositi purtroppo non possiamo dirlo con certezza. Troppo mesmerizzati dallo show per farci caso.

E anche quando dopo la fine del concerto si è infilato tra il pubblico per farsi due chiacchere e scolarsi l'amato Pampero, non ce l’abbbiamo proprio fatta, nemmeno quando ci ha abbracciato per la foto di rito. Ci acconteremo di quella, in attesa del ritorno del santone.

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