A Specchio, specchio delle mie brame, o di una nuova idea di jazz contemporaneo - Intervista a Caterina Palazzi (Sudoku Killer)

Specchio, specchio delle mie brame, o di una nuova idea di jazz contemporaneo - Intervista a Caterina Palazzi (Sudoku Killer)

Un disco di jazz italiano contemporaneo che contenga in sé il calore del Mediterraneo e il gelo del Nord Europa, l’impatto dell’alt rock novantiano e le disgregazioni del free, il formato-suite e un’insolita asciuttezza realizzativa: impresa impossibile per tutti, forse, ma non per una delle giovani compositrici più talentuose degli ultimi anni, Caterina Palazzi. “Asperger”, a tre anni da “Infanticide”, vede il trionfale comeback studio dei suoi Sudoku Killer, per l’occasione ripresentati in una nuova formazione tirata a lucido. Be careful what you wish for: i villains disneyani sono assai meno innocui di quello che potrebbero sembrare…

1) Nella recensione di “Asperger” ho giocato sull’ingannevole sovrapponibilità dei concetti di “complesso” e “complicato”. Per me questo tuo nuovo disco è complesso, ma per nulla complicato. Ti ritrovi in quello che dico? Con che altri aggettivi lo definiresti?

Mi ritrovo molto in quello che dici. Il minimalismo e la semplicità fanno parte del progetto Sudoku, quindi non c’è molto di complicato.  Di contro, il forte concept legato a ciascuna composizione (sempre di lunga durata, come una suite) rende l’album articolato. Mi piace definire “Asperger” come un’opera rock cinematografica senza usare indicazioni di genere musicale più specifico.

2) La tua scrittura si è sempre sviluppata su più piani, ma in “Asperger” ascende ad un grado ancora superiore. Mi vuoi raccontare come sono nati i brani del disco?

I brani del disco sono tutti ispirati ai personaggi cattivi dei cartoni animati storici della Disney (Biancaneve, La Carica dei Centouno, La bella addormentata nel bosco, etc. etc.).  Come al mio solito, sono tutti nati in casa con la mia chitarra Strato, che è lo strumento che uso per scrivere, e con cui sovraincido tutte le linee melodiche e ritmiche (decido in seguito quali far suonare al sax, alla chitarra, al basso e alla batteria). Abbiamo deciso di registrare 5 cattivi su 8 perché alcuni (Anastasia & Genoveffa, Capitan Uncino, Il principe Giovanni) sono troppo ironici per essere in sintonia con il sound del nuovo album, sarebbero più adatti come colonne sonore.

3) Certi build up strumentali – penso ad esempio a quelli di “Grimilde” o di “Medusa” – sembrano fatti apposta per essere suonati dal vivo. La performance live influenza la tua scrittura in studio?

Ovviamente la maggior parte delle cose che scrivo per Sudoku Killer nascono già con l’idea di essere suonate live, quindi anche prima di aver fatto le prove in quartetto io già ho un’idea abbastanza chiara di come suoneranno dal vivo. Direi che è più il live a stare al servizio della composizione. Ad esempio su “Grimilde” (la strega di Biancaneve e i sette nani), dopo una breve presentazione violenta della canonica strega cattiva, avviene un brusco abbassamento di volume (la musica grigia e misteriosa equivale al momento in cui la strega è tormentata dall’invidia per Biancaneve, e la spia dalla finestra del castello. Il tema melodico di sax sembra sussurrare “specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”) Evidente è il brusco cambio musicale che porta alla seconda parte del pezzo, dove su un groove ossessivo e violento il sax urla di stupore e terrore per descrivere il momento in cui Grimilde beve la pozione e si trasforma da strega bella a strega brutta. Quindi anche le ormai più rare parti improvvisate sono fortemente legate alla descrizione delle storielle e dei momenti emotivi del pezzo.

4) Perché la scelta del sostituto di Antonio Raia è ricaduta su Sergio Pomante? Cosa pensi sia cambiato negli equilibri della band con questo avvicendamento?

Sono entrambi ottimi musicisti, Sergio è più adatto per la nuova direzione Sudoku, in cui la matrice jazz e l’improvvisazione sono sempre più lontani, a favore di un lavoro quasi maniacale su dinamiche e sfumature sonore. La new entry esaspera ulteriormente la componente zozza e “da garage” che sta spazzando via un po’ di “eleganza”, qualità che non mi interessa più.

5) Perché hai scelto di nascondere una ghost track in coda al disco?

Nei dischi dispari di Sudoku Killer (primo, terzo, quinto) ci sarà sempre una ghost track molto dolce. In questo album abbiamo deciso di usare come ghost la parte finale del pezzo nuovo che farà parte del quarto disco, e che si chiama proprio “la sindrome di Asperger” (il quarto disco sarà tutto sulle sindromi mediche, a partire proprio da lei)

6) Giochi di logica, serial killer, disturbi psichici… È come se Sudoku Killer fosse un unico, grande laboratorio di riflessione sul concetto del male, sulle forme che può assumere. Cosa ti attira così tanto in queste tematiche borderline?

La mente umana è molto affascinante, e ancora di più lo sono le sue deviazioni e ossessioni, che quindi ho deciso di approfondire, è una ricerca emozionante. L’ordinarietà mi annoia a morte.

7) Da riflessione a riflessione. Il tuo punto di osservazione è sui generis ma, forse, proprio per questo più interessante. Esiste una direzione comune in cui si sta dirigendo il jazz italiano, secondo te? Quali possono essere i margini evolutivi della scena nel suo complesso, se esistono? E quale può essere il ruolo della generazione di giovani musicisti e musiciste come te?

Mi sembra che il jazz italiano della nuova guardia sia sempre più moderno e contaminato con altri generi di musica, questo può far ben sperare che il jazz esca dalla gabbia dell’essere considerato “musica raffinata da cocktail bar” per riacquistare la natura ribelle e violenta che a me personalmente tanto piace.

8) In conclusione, mi dici qualcosa in più anche sul tuo progetto collaterale, Zaleska? Oltre alla performance live, troverà anche una collocazione discografica?

Zaleska è un progetto audiovisivo e in piccola parte anche teatrale, quindi al momento perderebbe senso rendendolo un album solo musicale. Dracula è una figura importante nella mia vita e ho trovato il modo di avere con lui un rapporto quasi quotidiano costruendo questa orchestrina funebre solitaria vampiresca. A volte durante la performance il pubblico (compresa me) ha l’impressione che lui si materializzi nella stanza e che ci osservi.

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