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R Recensione

7,5/10

Marco Rovelli

Portami al confine

Confine: limite di un territorio, di un terreno, di una regione geografica o di uno stato, termine in genere (Dizionario Treccani). Di confini tratta il nuovo lavoro di Marco Rovelli. Non un concept album, ma una raccolta di canzoni che, pur trattando tematiche diverse, sono comunque legate da un filo rosso, quello dei confini. Confini però non solo geografici, ma anche politici, personali e biologici, inteso come il termine della vita. Marco Rovelli è uno di quei (pochi) cantautori che non finisce mai di sorprenderci.  Dall’esordio con i Les Anarchistes al disco dedicato a Caterina Bueno, l’artista toscano ha sempre cercato nuove strade espressive e spunti culturali diversi, e per questo disco sceglie un approccio rock, elettrico e d’impatto.

Il sottotitolo del disco “I can’t go on, I’ll go on” riprende le ultime parole di un romanzo di Samuel Beckett, e proprio al grande scrittore irlandese è dedicato il primo brano, “Beckett”, una bellissima e intensa ballata rock impreziosita dal violoncello di Lara Vecoli, un invito a continuare a provarci sempre, nonostante gli sbagli e i fallimenti passati e futuri. Se il primo brano è ispirato a Beckett, da Émile Zola Rovelli riprende il personaggio di Nanà nel brano omonimo, un lento in cui spicca ancora la presenza del violoncello, e infine chiama in causa Joseph Conrad per “Cuore di tenebra”, un brano dall’impronta rock dove il violoncello si incrocia con la chitarra elettrica, e in cui si racconta degli orrori delle guerre e dell’abisso della violenza.

La guerra ritorna in altri brani del disco, letta attraverso singoli episodi particolari, come quello raccontato nella ballata rock “43”, una vicenda forse meno conosciuta della guerra di liberazione, che si svolge a Fondotoce (nel Verbano), dove i tedeschi uccisero per rappresaglia 43 partigiani. Un’altra lotta di liberazione è quella che combatte democraticamente il popolo Curdo, narrata in “Al confine”, dove il confine è quello che separa quel popolo dalla propria terra. Una ballata molto toccante, che riporta di un attentato in cui morirono 32 giovani curdi e turchi pronti ad andare a Kobane per ricostruire la città appena liberata. Qui troviamo un Rovelli in stato di grazia, evidentemente toccato nel profondo da quell’episodio.

Un altro confine è quello rappresentato ne “Il muro di Idomeni”, una ballata con violoncello e piano elettrico che racconta dei nuovi muri che dividono paesi e popoli e segnano confini, e dell’Europa che si chiude ai migranti, trasformando il mediterraneo in un cimitero. I migranti di Idomeni sono gli stessi che ritroviamo nel rock de “Il povero Cristo” dove Rovelli, scrivendo in prima persona nei panni del migrante, riesce a farci sentire la condizione in cui vive chi è “bandito da ogni terra”. Il nostro tempo e il nostro mondo, fatto di discriminazioni e sfruttamento, sono descritti con lucidità anche in “Tempo rubato”, brano dedicato ai riders del food delivery, tirato e veloce come le loro vite di corsa sulle biciclette, e in “Il paese guasto”, dedicato all’Italia. Un brano duro e senza pietà nel descrivere un paese di gente rancorosa, che uscendo dagli anni della corruzione etica e sociale, invece di avere uno scatto morale ha visto nascere nuovi fascismi e razzismi.

Non è però tutto nero, il mondo visto da Rovelli: ci sono sprazzi di luce, che ritroviamo in “I buffi del cuore”, una canzone di speranza dedicata ai clown di Rouault che combattono col sorriso contro il cuore di tenebra, e nell’amore di “Io ti scrivo”, dove l’autore prova che si può cantare l’amore con originalità. Il disco si chiude con un omaggio a un cantautore con cui Rovelli evidentemente sente una forte affinità e vicinanza, Claudio Lolli. La cover della sua “La giacca” è anche l’ultima registrazione del cantautore bolognese, un invito, ancora una volta, ad andare oltre il confine, a non aver paura, una volta arrivati sul confine, di “fare l’ultimo passo in avanti”.

Marco Rovelli & L'innominabile sono Marco Rovelli (voce e chitarra acustica), Rocco Marchi (basso elettrico, piano elettrico, synth), Lara Vecoli (violoncello), Paolo Monti (chitarre elettriche) e Massimiliano Furia (batteria)

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