Alessio Lega
Nella corte dellArbat
Questo lavoro è la bellissima conclusione di una storia iniziata molti anni fa, la storia di un innamoramento giovanile e un cammino durato anni verso una meta a cui forse Alessio Lega era predestinato. Una storia iniziata quando, ancora ragazzo, vide tra i dischi della vicina di casa più grande di lui, quel disco strano con i titoli scritti in una lingua sconosciuta. Forse allepoca il giovane Alessio non sospettava neanche che da grande sarebbe diventato lui stesso un cantautore, ma iniziò allora ad inseguire le orme di alcuni grandi nomi della canzone dautore, tra i quali spicca la figura di Bulat Okudava. Quando troverà più tardi un disco del cantautore russo pubblicato in Francia, attraverso le traduzioni in francese comprenderà il significato di quelle poesie cantate, e capirà il perché del fascino che ebbero su di lui. Con quelle prime traduzioni italiane passate attraverso il francese, Lega inizia un viaggio in quel mondo poetico, che lo porterà a suonare nella casa museo di Peredelkino, e ad incontrare la slavista Giulia De Florio. Con la collaborazione di questultima si arriva allesito di questa lunga storia, il disco Nella corte dellArbat, la prima raccolta in italiano delle canzoni di Bulat Okudava.
Un disco che ha una doppia importanza: non si tratta infatti solamente di unoperazione musicale e discografica, ma anche di unoperazione culturale dal grande valore: diffondere in Italia una cultura da noi poco conosciuta, ma tra le più importanti del continente. Per Bulat Okudava, considerato il padre della canzone dautore russa, si parla di poesia in senso pieno perché la storia dei cantautori russi del secolo scorso nasce proprio dalla poesia, tanto da essere definita poesia canzone. Per chi, come la maggioranza degli italiani, non conosce queste canzoni, lascolto di queste traduzioni non può lasciare indifferenti. Si tratta di melodie solo apparentemente semplici, che accompagnano testi profondi e intensi che, come ben detto dallo slavista Gian Piero Piretto, Alessio Lega è riuscito a tradurre in italiano restituendoci non soltanto il senso delle poesie canzoni di Bulat Okudava ma, soprattutto, lo spirito che le ha caratterizzate nel tempo.
Dalla bellissima ballata per voce e fisarmonica posta in apertura del disco Lënka Korolëv alla lenta e intensa L'ultimo bus, cantata da un Lega ispirato con la chitarra che arpeggia in sottofondo, dalla ironica e pungente Peccato però a Su fondo Pukin, altra splendida poesia, accompagnata da fisarmonica e mandolino. Con arrangiamenti minimali e prevalentemente acustici, coadiuvato da un trio di musicisti ormai affiatati (Guido Baldoni fisarmonica, piano, armonium, Rocco Rosignoli chitarra, violino, mandolino, Rocco Marchi piano, organo, armonium, basso) Alessio Lega è entrato quasi in punta di piedi nel mondo musicale e poetico del cantautore russo, facendoci conoscere veri e propri gioielli poetici, come Il giovane ussaro, una struggente poesia sulla guerra, toccante nel suo descriverne il dramma e lorrore, o Breve è una canzone, dove, con due frasi, lautore descrive la magia e la potenza di una canzone: ha parole fatte per trafiggere, ma ha una melodia che è quasi nobile. Il disco si chiude con Perestrojka, le cui ultime frasi sono quasi emblematiche del mondo poetico di Bulat Okudava e della vita travagliata vissuta tra guerre, terrore staliniano e stagnazione: Ho aperto le ali per il cielo degli umani / Della speranza ho fatto il mio domani. Alessio Lega con questo lavoro si conferma uno dei più profondi conoscitori della canzone dautore europea, dotato di grandi capacità e raffinatezza nellarte del tradurre ed adattare canzoni nella nostra lingua, e anche ottimo interprete.
Per chi volesse approfondire, oltre al libretto allegato a questo splendido cd è uscito in contemporanea, sempre per Squi[libri], un volume di Giulia De Florio, Bulat Okudava. Vita e destino di un poeta con la chitarra, con allegato a sua volta un CD con la registrazione integrale di due concerti del cantautore russo.
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