Beppe Chierici
La cattiva erba
Che Georges Brassens sia uno dei grandi padri della canzone dautore (al pari di Brel e Ferré) è un fatto incontrovertibile, tanto grande e importante che molti cantautori italiani negli anni si sono cimentati nel tradurre le sue canzoni nella nostra lingua, dal Fabrizio De André a Nanni Svampa, fino recentemente a Alberto Patrucco. Pochi però sanno che cè un artista (cantante, attore e molto altro) che di Brassens, oltre a tradurre buona parte del canzoniere, fu anche amico: Beppe Chierici. La sua vita avventurosa lo portò poco più che ragazzo in Francia, dove poi tornò dopo aver vissuto in Africa. Li conobbe Brassens, con cui nacque una sincera amicizia, raccontata nel bel volume La cattiva erba, in cui sono riprodotte foto dei due artisti insieme, lettere di Brassens di apprezzamento per le traduzioni dellamico italiano, splendidi disegni ad opera di Dario Faggella, ed ottantadue traduzioni di Chierici, con testo originale a fronte.
Un lavoro, quello delle traduzioni in italiano delle canzoni di Brassens, che impegna Chierici da sempre, nel tentativo di rispettarne perfettamente la metrica, ossessionato dalla volontà di non tradire loriginale e rimanerne fedele, sia nella trasposizione letteraria che ritmica. Un rispetto quasi maniacale, reso ancor più difficile dalla lingua italiana, più povera di parole tronche rispetto al francese. Traduzioni che allepoca ebbero lapprovazione dello stesso Brassens, e che Chierici pubblicò e portò in scena già in passato. Oggi, dopo essersi dedicato per molti anni principalmente al cinema e al teatro, lartista piemontese ritorna su quel materiale, pubblicando una selezione di quaranta canzoni suddivise in due cd, allegati al bel volume di cui sopra. Quaranta canzoni, cantate dallo stesso Chierici, con laiuto prezioso del musicista peruviano Carlos Ernesto Moscoso Thompson per gli arrangiamenti, che ha colorato i brani con tocchi discreti di jazz, e musica latino americana.
Nel primo cd, intitolato come il volume La cattiva erba, troviamo alcuni dei grandi classici del canzoniere del cantautore francese, da Il Gorilla a Ballata per gli sciovinisti (un testo che oggi bisognerebbe imparare a memoria), da Putain de toi! a Il Giullare. A volte Chierici sceglie di modificare qualche parola, per mantenere il senso del brano. Così ne I rapaci fanno la loro comparsa i tronisti della TV e le ragazze dellOlgettina, figure rappresentative della decadenza dellItalia di oggi. Nel secondo cd, intitolato Storie damore, trovano posto alcune delle più belle canzoni di sempre dedicate allamore, in ogni sua forma. Dallamore giovanile de Le panchine pubbliche ai ricordi di I miei passati amori, allamore per le donne incontrate solo una volta de Le passanti. Impossibile citarle tutte, su ogni canzone ci si potrebbe scrivere un saggio.
Difficile ridurre il giudizio su questo lavoro ad un semplice numero. Il voto è sicuramente un dieci per le canzoni di Brassens, tutte, indistintamente, capolavori. Un otto per le traduzioni italiane di Chierici, per il suo lavoro trentennale di diffusione nella lingua di Dante di questo patrimonio poetico e musicale. Certo, il tentativo di mantenere, oltre che il senso delle canzoni, anche la metrica e le rime, comprese le rime interne ai versi, fa perdere un po di poeticità, ma lo stesso Brassens in fondo non si considerava un poeta (al proposito, diceva: scrivo soltanto canzoni e basta). Questo è un lavoro davvero imperdibile per chi ama Georges Brassens (e la canzone dautore tutta) ma ha poca dimestichezza con la lingua dei cugini doltralpe. Qui apprezzerà tutte le sfumature dei testi del grande francese, i giochi con le rime, e soprattutto il senso di quei brani immortali. Ma anche chi ama il rock può trovare tra queste pagine e queste note grande interesse, e soprattutto scoprire che questo poeta contadino cinquanta anni fa scriveva cose che ci parlano, ancora oggi, della nostra vita.
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