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R Recensione

6/10

Andrea Chimenti

Tempesta di Fiori

Il desiderio di ascoltare il nuovo album di Chimenti, a cinque anni di distanza da Vietato Morire, era stato fortunatamente tenuto vivo dalle sue preziose collaborazioni: citerei almeno quella con Gianni Maroccolo nel progetto A.C.A.U. e quella con il tastierista Stefano Panunzi, nei suoi album solisti e nella sua band “all-indie-stars” dei Fjieri. Chimenti sembra aver ritrovato schiettezza e spontaneità, senza la necessità di apparire per forza colto o intelligente a tutti costi: questo presupposto deve aver spianato la strada alla scrittura di un brano come Bellissima, un episodio isolato nella sua discografia, talmente diretto e dal ritornello "catchy", al punto di sembrare appartenente ad un altro e distante sistema solare.

In generale Tempesta di Fiori vuole essere un attacco alle apparenze e al pensiero come filtro per comprendere e vivere veramente: qui conta l’esperienza tattile, la scossa dei sensi, senza bisogno di aggirare questa tempesta sensuale della carne ancora prima, molto prima di quella dello spirito. L’approccio sonoro è tutt’altro che intimistico, sebbene spesso il sentimento sul quale più a lungo indugiano i testi sia proprio l’amore: ma un brano cardine come Sangue riesce ad allertare i sensi e a farli convogliare verso un universo tangibile, rivelando ancora una volta lo spessore umano, poetico e artistico di Andrea Chimenti.

Tutto lo schema compositivo sembra ruotare attorno a questo ridestarsi di emozioni, a questa primavera emozionale, che più volte può accadere nella vita e che è del tutto indipendente dall’età: ce lo ricorda in pieno l’ultimo brano, Lezioni pratiche di volo, che ribadisce come ad ogni autentico risveglio debba seguire un atto pratico di mutamento. La title-track palesa in ogni minimo dettaglio la gioia di coltivare questo sentire. Anche se a volte tale frenesia prende il sopravvento e governa un po’ troppo il gioco (Perduto), l’intento è quello di comunicare senza manovre evasive questa pensosa, meditabonda immediatezza, che è la chiave di volta dell’intero disco. Il lavoro testuale si sviluppa e si avviluppa attorno al tema della speranza verso una metamorfosi positiva: lo si sente attraverso le sottili foschie prossime a diradarsi, attraverso nottate che presto diventeranno albe. Albe di un giorno volutamente migliore. E in questo contesto emozionale, trova posto anche la cover della stupenda Vorrei Incontrarti di Alan Sorrenti (da quel capitale esordio del 1972, Aria, che in Italia ha inaugurato il sentiero poco battuto della psichedelia acustica).

Certo sarebbe bello percorrere il sogno di una collaborazione fra Paolo Benvegnù e Andrea Chimenti, specialmente in un momento nel quale il loro percorso artistico sembra renderli più vicini. Beh, proprio in virtù delle tematiche dell’album, questa speranza la voglio veramente proporre!

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