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9/10

Francesco Guccini

Folk Beat N.1

Folk Beat N.1”, del 1967, è il primo album inciso da Francesco Guccini e presenta, tra le altre, tre canzoni scritte in precedenza: “L’Antisociale” e “Auschwitz” per l’Equipe 84 e “Noi Non Ci Saremo” per i Nomadi.

Siccome Guccini non era ancora iscritto alla SIAE, tutte le canzoni del disco furono firmate da altri; per la precisione: Maurizio Vandelli con Iller Pattacini (in arte Lunero) per “Auschwitz”; il pianista e arrangiatore Francesco Anselmo e Armando Sciascia (in arte Pantros, discografico dell’Equipe 84) per “L’Antisociale”; Tony Verona e Mansueto De Ponti (in arte Pontiack) firmarono rispettivamente testi e musiche di tutte le altre canzoni dell’album.

All’uscita il disco ebbe scarse vendite (circa 500 copie), ma procurò a Francesco Guccini la prima apparizione televisiva al programma Diamoci Del Tu, condotto da Giorgio Gaber e Caterina Caselli, nella puntata del 5 maggio.

Noi Non Ci Saremo” è la prima canzone di “Folk Beat N.1” e, insieme a canzoni come “L’Atomica Cinese”, fa parte del primo periodo compositivo di Francesco Guccini. Brano molto conosciuto dal pubblico, la versione di Francesco Guccini ha il testo completo, mentre i Nomadi avevano tolto alcune strofe per renderne possibile l’incisione su 45 giri. Il riferimento è al mondo disabitato dopo la guerra nucleare. ma alla fine lascia un barlume di speranza.

In Morte Di S. F.” è la seconda canzone di “Folk Beat N.1”, ed è stata scritta da Francesco Guccini per ricordare l’amica Silvana morta in un incidente stradale lungo l’autostrada. Successivamente ridepositata alla SIAE, come “Canzone Per Un’Amica” è stata interpretata dai Nomadi nel 1968. Si racconta di un viaggio autostradale in una giornata di vacanza terminato tragicamente; ma si conclude con la speranza che l’amica possa continuare, almeno idealmente, ad ascoltare le canzoni dell’autore.

Il terzo brano dell’album “Folk Beat N.1”, “Venerdì Santo”, è anche l’unica canzone d’amore del disco. Francesco Guccini fa un parallelismo tra una storia d’amore e la morte di Cristo che si celebra in primavera; è logico pensare che, in questa canzone, l’autore descriva uno dei suoi amori giovanili. Originariamente cantata dai Nomadi, “L’Atomica Cinese” è la quarta traccia dell’album “Folk Beat N.1”. E’ la canzone ideale da cantare prima di “Noi Non Ci Saremo”: tratta l’esplosione di una bomba nucleare che si alza dalla Mongolia Occidentale coprendo la Cina, il Fiume Giallo, la Muraglia Cinese e investe tutto e tutti. I pesci sono “cadaveri d’argento”, i gabbiani cadono in mare e così si sente solo silenzio; finchè non si rompono le nuvole e comincia a piovere, una pioggia lenta sugli uomini, sugli alberi morenti, sugli animali. È una pioggia che uccide, “una pioggia senza arcobaleno”.

Secondo quanto dichiarato da Francesco Guccini, la canzone “Auschwitz”, quinta traccia dell'album “Folk Beat N.1”, è stata ispirata dalla lettura del libro “Tu passerai per il cammino-vita e morte a Mauthausen” (1965, Ed. Mursia), scritto da Vincenzo Pappalettera. Si racconta la storia di un bambino bruciato nel campo di concentramento nazista che ha visto milioni di vittime di Hitler, condannando però indistintamente qualsiasi guerra passata, presente o futura.

Talkin' Milano”, sesta traccia di “Folk Beat N.1” di Francesco Guccini, è un talkin' blues interpretato a due voci con Alan Cooper; i due si alternano, una strofa a testa, in un brano che, nel titolo e in alcune sue parti, ha un chiaro riferimento a “Talkin' New York” di Bob Dylan.  

In “Statale 17”, settima traccia di “Folk Beat N.1”, il protagonista sta facendo l'autostop sotto il sole cocente per raggiungere la sua amata; è un classico blues che riprende “Highway 61 Revisited” portata al successo da Bob Dylan. La strada statale oggetto della canzone collega Foggia, in Puglia, a L'Aquila, in Abruzzo, toccando località quali Popoli, Sulmona, Castel Di Sangro, Boiano e Lucera. In “Album Concerto”, disco live in cui è presente anche questa canzone, Francesco Guccini fa un'osservazione linguistica per fare notare come uno stesso concetto abbia un impatto diverso sul pubblico, a seconda che sia in inglese americano o in italiano: “quella sera partimmo John, Dean e io sulla vecchia Pontiac del '55 del padre di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson”, “quella sera partimmo sulla vecchia 1100 del padre di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant'Anna Pelago”. Terminò facendo notare come gli americani “ci freghino con la loro lingua”.

Il 3 Dicembre Del '39”, ottava traccia di “Folk Beat N.1” di Francesco Guccini, è un valzer il cui protagonista cerca sempre di trarre vantaggio da qualsiasi situazione sociale e politica. A parte il contenuto letterale, nel testo si denota una critica rivolta alla politica italiana durante la Seconda Guerra Mondiale e il Dopoguerra.

La Ballata Degli Annegati”, nona traccia di “Folk Beat N.1” di Francesco Guccini, è una canzone alquanto triste presumibilmente influenzata da cantanti francesi dello stesso periodo. Tramite il racconto del fiume si narrano le storie di persone morte nelle sue acque.

Il Sociale E L'Antisociale”, traccia conclusiva dell'album “Folk Beat N.1” di Francesco Guccini, nasce dall'unione di due canzoni: “L'Antisociale”, cantata in precedenza dall'Equipe 84, e “Il Sociale”, inedita.

Pare che durante il servizio militare all'autore sia stato chiesto di cantare “L'Antisociale” e, visto il contenuto del testo, i presenti siano rimasti ammutoliti e senza respiro.

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Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 21 voti.

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PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 9:47 del 26 febbraio 2009 ha scritto:

Ok Federico

Disco importante, finalmente arrivava un altro ottimo cantastorie/poeta ad affiancarsi al già operativo De Andrè. Recensione esaustivamente descrittiva ed informativa... la prossima volta prova a metterci anche qualche tua idea e commento, dai, qualcosa che faccia discutere, tipo: "A me l'erre moscia di Guccini piace, personalizza la sua proposta musicale...". Benvenuto su Storia.

simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 19:06 del 26 febbraio 2009 ha scritto:

Disco un po' acerbo, sicuramente datato, ma snodo cruciale per capire l'evoluzione della musica popolare italiana negli ultimi quarant'anni.

Forse il compendio più significativo dell'effimera ma propedeutica stagione folk-beat italiana e antesignano della canzone politica e militante. Fra Bob Dylan (il Dylan di quattro o cinque anni prima, one-man band, chitarra & armonica, cantore dei diritti civili e menestrello della crisi missilistica, non quello coevo) e Fausto Amodei, Guccini elabora una forma canzone scarna, comunicativa, didascalica che, con esiti non sempre positivi, farà scuola per tutto il decennio successivo. Un decennio nel quale il cantautore di Pàvana si distaccherà progressivamente da questo modello, in favore di una classicità d'autore, più ricca e raffinata sia dal punto di vista lirico che musicale, pubblicando, a mio avviso, le sue opere migliori ("Radici" e "Via Paolo Fabbri 43" di gran lunga).

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 20:43 del 26 febbraio 2009 ha scritto:

concordo col commento di Simone.

Marco_Biasio alle 19:03 del primo marzo 2009 ha scritto:

Non voto il disco, che non conosco (anche se Guccini è il mio preferito, assieme a Faber, nel panorama del cantautorato italiano), ma esprimo una perplessità sulla recensione: perchè rimarcare ad ogni capo paragrafo che quella traccia fa parte dell'album "Folk Beat N° 1" di Francesco Guccini? Guarda che si capisce!

SanteCaserio (ha votato 7 questo disco) alle 15:03 del 11 marzo 2009 ha scritto:

Aiuto

.... me tanto tanto tanto legato a Guccini... Anche perchè passa da queste parti tre volte l'anno e almeno una volta ogni 12 mesi mi concedo il lusso di andarlo a vedere. Nonostante qualche canzone, assolutamente valida, i primissimi dischi li trovo non ancora entusiasmanti nel complesso. Il periodo migliore è successivo (come dice coacci, anche se io aggiungerei anche lavori meno datati).

Ah Pier, a me l'erre è sempre piaciuta (solo in questo caso), ma le sue dichiarazioni d'ultimo periodo no

otherdaysothereyes (ha votato 7 questo disco) alle 12:21 del 15 marzo 2009 ha scritto:

A me invece i lavori meno "datati" fanno schifo. penso che dopo quel bel discone che era Via Paolo fabbri 43, non si salvi più nulla. Concordo ovviamente invece a ritenere il suddetto e Radici i migliori e che su questo Folk beat manchi qualcosa a livello di omogeneità:Noi non ci saremo, in morte di S.F., Auschwitz e la ballata degli annegati sono ad esempio molto belle;altre invece abbastanza mediocri.

Kid-A-Rock (ha votato 8 questo disco) alle 1:00 del 16 gennaio 2010 ha scritto:

?

..ma la tracklist che si trova a destra, di quale album è? Non credo sia di Folk Beat!.. XD

Colgo l'occasione per commentare questo album e la recensione fatta da Federico.

Dunque, partendo dal presupposto che Guccini è e resta il mio cantautore italiano preferito in assoluto (nulla togliendo a F. DeAndrè) questo album è, a mio parere, un esperimento molto pericoloso per certi versi.

Guccini consegna subito il suo biglietto da visita sparando sulla società, sulla corruzione, sull'ingiustizia e la crudeltà della guerra. Come a dire: "ecco, io sono contro tutto questo. Tutto questo mi fa schifo, lo condanno, e voglio che voi tutti lo sappiate."

Dicevo, è un esperimento pericoloso in quanto l'autore trattiene tutto il suo "romanticismo sentimentale" e preferisce far emergere d'impatto le sue considerazioni sulla società e la storia.

E' una scelta parecchio ardita, che non lascia spazio a chi cerca nelle canzoni anche un po' di leggerezza e sentimento amoroso.

Ma gli intenditori sapranno che più avanti, negli album successivi, Guccini farà mostra del lato più nostalgico e romantico di sé, in modo assolutamente impeccabile e dolce..!!

ilcalabrese, autore, alle 9:05 del 16 gennaio 2010 ha scritto:

?!

effettivamente nn so perchè c sia quella playlist, d cui al momento ignoro l'origine

cmq cara MonellaRock, complimenti x aver visto chiaramente il lato "polemico" di Francesco Guccini in questo album. se t interessa dialogare anche di altro inerente Francesco Guccini o la la musica in generale puoi scrivermi all'indirizzo email ilcalabrese@inwind.it

dalvans (ha votato 5 questo disco) alle 17:08 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Tedioso

Mai piaciuto

Ekphrasys alle 23:27 del 9 aprile 2013 ha scritto:

Guccini non lo reggo, ma quelle due o tre canzoni meravigliose le ha scritte pure lui....e non sono qui...

Meglio faranno i Nomadi col suo primissimo materiale...

Giuseppe Ienopoli (ha votato 9 questo disco) alle 13:07 del 15 gennaio 2014 ha scritto:

... ben fatto! ... così il disco piacerà di più!

B-B-B (ha votato 8 questo disco) alle 14:54 del 30 marzo 2015 ha scritto:

Grande artista. Disco un pò acerbo, ma ha delle ottime canzoni.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 9 questo disco) alle 17:32 del 22 maggio 2020 ha scritto:

In principio Guccini creò Folk Beat N.1 ... in questa prima manciata di canzoni il 3 dicembre del '39 rappresenta una pietra miliare e il tentativo ben riuscito di riassumere la Storia minore di un Paese in un testo breve e con tre accordi di chitarra.

La semplicità non è cosa semplice.

Utente non più registrat (ha votato 6,5 questo disco) alle 21:08 del 3 settembre 2020 ha scritto:

In verità io vi dico... questo esordio non è affatto male. Certo, sul lato musicale è ben poco esaltante, d'altronde Guccini ne era consapevole come dimostra il generico e umilissimo titolo, ma sul piano lirico ci si trova di fronte un cantautore che ha davvero poco e niente da invidiare dai maestri inglesi e americani. Poi diverse canzoni sanno darmi i brividi ancora a distanza di anni... ma non dirò quali, ma solo: ascoltatelo. Ne vale la pena.