Underworld
Barking
Ok, vi parlerò del nuovo album degli Underworld. Con franchezza, vi esporrò la mia posizione e le ragioni che mi hanno portato, dopo lunga e ponderata riflessione, al giudizio che vedete qui sopra.
Come dite? "Gli Underworld sono grandi"? Beh, forse è troppo facile uscire allo scoperto proprio in corrispondenza di questo Barking, ma vi dirò: io non li ho mai particolarmente amati. E' vero, hanno segnato lo scorrere della dance negli anni '90 a suon di hit di risonanza globale, e questo è un merito che gli va riconosciuto. Ma personalmente, ho sempre percepito in loro una certa supponenza, il cui sintomo più evidente era l’eccessiva lunghezza dei loro brani. Vizietto mai perso dal duo britannico, visto che anche stavolta la durata media delle tracce viaggia sui 6 minuti.
Ma al di là delle misure, a questo Barking manca proprio un'anima. È un banale susseguirsi di motivetti dance già sentiti. Gli Underworld non mostrano intenzioni, iniziative, idee, ma si limitano a canticchiare le loro hit di 15 anni fa. Nessun tentativo, nessuna mossa in nessuna direzione. E qui torniamo a quella sensazione di arroganza: per quanto lunga e gloriosa possa essere la loro carriera artistica, è lecito convincersi che sia sufficiente ripetere sé stessi? Basta il marchio, per moltiplicare una rendita all'infinito?
I loro album più riusciti avevano carattere ed energia, elementi che nel mondo dance sono tipicamente sufficienti per far centro. Ma senza andare troppo lontano: anche il precedente Oblivion With Bells, nel complesso poco efficace, mostrava impegno e voglia di dire qualcosa di nuovo, e questo gli ha donato alcuni momenti interessanti. Di questo Barking invece, cosa rimane? Il meno peggio è in apertura, con Bird 1 e Always Loved A Film, ma quanto manierismo! Per il resto, tanta tecnica (Between Stars), grande furbizia nel riproporre gli spunti dei giorni migliori (Scribble), ma poca sostanza. Una sequenza di brani che nulla aggiungono a quanto già detto (meglio) in passato, con alcuni riempitivi (Hamburg Hotel, Moon in Water) figli di una evidente mancanza di bisogni espressivi.
E tutto questo lo dico sforzandomi di risultare gentile, cercando di mantenermi equilibrato. Se volessi fare il cattivo, direi che il disco annoia fin dal primo ascolto, e lascia ogni volta una sensazione di spreco: di investimenti, di sudore, e anche di tempo per chi ascolta. E se fossi davvero perfido, aggiungerei che è una mossa tanto inutile da risultare dannosa, e tanto valeva riposare in pace. E nel dirlo non avrei grossi sensi di colpa, perchè gli Underworld hanno spalle molto larghe e possono sopportare una così estrema severità.
Ma io cattivo non lo sono. E se mi disegnano così, è meglio (per loro) che io non me ne accorga. Quindi non mi resta che chiudere in maniera lapidaria, con un ruffianissimo "i fan apprezzeranno". Ma sarà davvero così?
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