R Recensione

9/10

Camper van Beethoven

Telephone free landslide victory

Quando i Camper Van Beethoven si formarono, nel 1983, già i primi segni di disagio all’interno del regno dell’hardcore cominciavano a manifestarsi. La sua integrità morale (stigmatizzata dall’espressione Do it yourself e dall’odio cieco nei confronti di una società percepita come alienante e opulenta) e stilistica (che richiedeva un adesione indiscussa a un suono veloce e feroce senza compromessi e aperture melodiche) viene messa in discussione da un concorrere di forze “sovversive”.

Da una parte lo Straight Edge, coniato dai Minor Threat, predicando l’astensione da droga e alcol,  criticava di fatto le componenti estreme del codice valoriale del genere; dall’altra l’ascesa dell’ hardcore melodico di Bad religion e Social distortion, recuperava la componente pop del punk, in favore di quella accessibilità che era fino allora del tutto estranea al modo di concepire la musica di Agnostic front e colleghi. Inoltre le lusinghe del metal costituivano un altro problema: era impossibile ignorare o sminuire i numerosissimi esperimenti di fusione, più o meno riusciti, fra i due generi.

Era ormai del tutto evidente che l’hardcore, divenuto in breve la forza dominante all’interno della sottocultura underground americana, per salvarsi avrebbe dovuto evolversi, abbandonare i vecchi schemi che limitavano la creatività artistica a dei meri esercizi di violenza musicale, abbattere definitivamente il muro che separava l’hardcore dal resto della musica.

Il nuovo corso è segnato da due album del 1984: uno è Double nickels on the dime dei Minutemen che propone 45 brani dissacranti, iconoclasti, minimalisti ed eclettici che dell’Hardcore hanno solo la velocità e la violenza, l’altro è l’ epocale concept-album Zen Arcade in cui gli Husker Du, recuperando la melodia e la cura delle composizioni, rendono il punk musica d’autore.

Minutemen e Husker Du avevano reso l’hardcore un contenitore e non più un guscio, avevano superato le ristrettezze che il genere imponeva e avevano aperto la strada a esperimenti ancora più coraggiosi. Uno dei più ambiziosi fu quello dei Camper Van Beethoven che, forti di una creatività fuori dal comune, non si limitarono a inglobare nel punk-hardcore altri generi ma, al contrario lo distrussero, lo ridussero ai minimi termini e lo usarono solo come una base, come delle fondamenta per istituire un rock libero e senza frontiere che avrebbe potuto attingere dalle forme musicali di qualsiasi cultura presente sulla faccia della Terra.

Il loro rock etnico (ma sarebbe più giusto definirlo globale) viene divulgato per mezzo del primo album, Telephone free landslide victory, pubblicato da una piccola etichetta discografica indipendente e, all'epoca accolto con unanime perplessità e sgomento da parte dei pochi che riuscirono a procurarselo. La loro proposta era così bizzarra che in breve la loro musica fu definita alternative (termine che conoscerà molta fortuna) in quanto non riconducibile a nessuna fattispecie concreta, a nessun genere musicale esistente.

In realtà si trattava di esperimenti melodici che poggiavano sempre sulla musica tradizionale americana, sul folk, sulla psichedelia, sul punk, ma contaminati con la world music in maniera così naturale e ironica che il risultato finale appariva tremendamente malato, offensivo, iconoclasta, irrispettoso e irriverente.

I loro diciassette scherzi sono circondati da un’aurea di nonsense beffarda e vivace, a cominciare,  da The day that Lassy went to the moon, un folk-punk allucinato e psichedelico, assurdo fin già nel titolo ed uno dei gioielli del gruppo di Santa Cruz , preceduto dallo ska strumentale di Border ska, appunto. Ancora il punk-hardcore domina le atmosfere giocose da pub di Wasted, ipnotica e incalzante come una fusione fra Public Image e I Suicidal Tendencies che suonano I saw your mommy.

Yanqui go home richiama border ska mentre Oh No, uno dei loro vertici, è un pop psichedelico, minimale e sommesso con inflessioni tanto pink floyd-iane quanto velvettiane (si tratta quasi di una presa in giro di Heroine).

Il loro viaggio musicale vero e proprio però comincia con l’esplorazione del mediterraneo (Payed vacation, Greece), per poi risalire i Balcani a passo di Polka (Tina), continua attraverso la Russia (Balalaika gap, Vladivostock) e termina sotto il Fiume Azzurro (Mao reminisces about his days in Southern China).

Segel cura gli arrangiamenti in modo del tutto personale, il suo violino e le sue tastiere sono di una leggerezza quasi irreale (si pensi a Skinhead stomp), i suoni che producono sembrano provenire da qualche mondo esotico e misterioso e contribuiscono a rendere magico e fascinoso ciò che vuole essere soltanto semplice e sarcasticamente disimpegnato.

Il country di Where the hell is bill?, il pop punk in stile Buzzcocks di I don’t see you, ma sopratutto Take the skinhead bowling, l’unica canzone del disco ad aver avuto un barlume di successo, almeno nei collage, sono gli altri tasselli fondamentali per avere una visione di insieme del caleidoscopico mosaico che I Camper Van Beethoven sono riusciti a realizzare. Un mosaico affascinante nella sua imperfezione, nella sua paradossale capacità di non dare punti di riferimento, immune da ogni tipo di etichettamento. Inutile stupirsi allora del titolo dell’ultima canzone: ambiguity song, l’ultimo ma più acuto sbeffeggiamento del gruppo. Si tratta infatti di un folk-pop volutamente tradizionale e conservatrice, trito e ritrito e che puzza di vecchio fino quasi alla nausea (anche se sfodera una melodia memorabile), in totale contrapposizione con l’originalità dell’ album. Del resto, come ci insegna Oscar Wilde, l’arte deve essere anche questo: pungente, ironica, ma soprattutto ambigua.

Incredibilmente, vista l’unicità di questo esordio, i Camper Van Beethoven riusciranno nel tempo a mantenere un livello compositivo molto alto. Almeno Camper Van Beethoven (1986) e Our beloved revolutionary sweetheart (1988), sono più che degni di essere ripescati dal cimitero della storia.

V Voti

Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 6 voti.
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thin man 10/10
loson 7/10

C Commenti

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thin man (ha votato 10 questo disco) alle 4:52 del 9 febbraio 2009 ha scritto:

Bravo! Grande scelta per un gruppo importante. Consigliato anche il Third Album

otherdaysothereyes, autore, alle 12:39 del 9 febbraio 2009 ha scritto:

Grazie thin man

Oh meno male che qualcuno è venuto a commentare i Camper...cominciavo a preoccuparmi! Capisco che l'attenzione si sia focalizzata sulle disquisizioni metafisiche riguardo gli wipping boy e sulla infinita diatriba fra scaruffiani e anti-scaruffiani a proposito dei Beatles,ma qui cominciavo a sentirmi solo

Hai ragione, credo che i primi 4 dischi dei CVB siano veramente ottimi, ma anche i dischi dopo non sono certo da buttare!

SamJack (ha votato 9 questo disco) alle 12:14 del 30 novembre 2010 ha scritto:

piccolo capolavoro.......

Hexenductionhour (ha votato 8 questo disco) alle 22:04 del 23 settembre 2011 ha scritto:

tanto sconosciuti quanto geniali, un album davvero originale e ben suonato...i Gogol Bordello gli devono qualcosa.