The Decemberists
Traveling On [EP]
Appendice decabrista dicembrina, parte terza. Sembra ormai diventata una regola non scritta: ad ogni full length dei Decemberists di Colin Meloy segue, con metronomica puntualità, un EP che racchiude una manciata di pezzi supplementari, scritti e registrati nelle stesse session del disco lungo, ma non inclusi nella sua tracklist finale. È unoccasione interessante per integrare lesperienza delluscita principale, per ascoltare rarità, bizzarrie, alternate take che non avrebbero mai trovato altrimenti la via del formato fisico e, perché no, inediti perfettamente allaltezza della situazione. Ecco quindi arrivare il paradosso: se il materiale di Long Live The King non raggiungeva il livello qualitativo di The King Is Dead e quello di Florasongs poteva al massimo far rimpiangere qualche giro a vuoto di What A Terrible World, What A Beautiful World, Traveling On riesce invece nellimpresa di oscurare parecchi lati del disomogeneo progenitore Ill Be Your Girl. Nulla di trascendentale, sintende: semmai, un bignami utile a chi si fosse dimenticato di quanto ancora riesce ad essere eccellente, nei suoi giorni migliori, la scrittura di Meloy.
Scelta e disposizione dei brani sono di per sé interessanti: i menestrelli di Portland, Oregon persistono infatti nel corteggiamento di quelleterogeneità a macchia che costituiva croce e delizia dellultimo lavoro. Non dovrà dunque stupire, dopo la fragrante e rustica iniziazione synth-college di Down On The Knuckle (con contagioso handclappin nel ritornello), imbattersi nelle oscure tessiture blues di I Will Not Say Your Name, una murder ballad incendiata da un irrefrenabile solismo roots e chiazzata dal piano elettrico di Jenny Conlee: anche per il fedele calco di alcuni passaggi armonici, non sembra errato vedervi una ripresa a distanza delle narrazioni progressive di The Tain, con meno favolismo jethrotulliano e più solidità rock à la Deep Purple. Poi, ancora, in ordine sparso: una seconda versione di Tripping Along con linserimento della sezione ritmica (pezzo sempre convincente, variazione prescindibile), lautoironico honky tonk beatlesiano di Midlist Author (And all my readers sing, oh: / Midlist author / Youre never the best but youre never the worst / Why even bother? / Youll never be last but youll never be first / Maybe one more glass of wine will make everything seem fine / Maybe everything will seem fine) e il congedo di genere con la title track, una ballata elettrica novantiana semplice ma efficace (si risente anche la fisarmonica della Conlee).
A ripetere sempre le stesse cose ci si annoia per primi, ma i paralipomeni di Traveling On sembrano fatti apposta per ladagio: gli anni passano e i Millennials sono ancora ben lungi dal trovare il loro Colin Meloy.
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