Kazuki Tomokawa
Vengeance Bourbon
C'è una parte di me delinquente che affiora ancora ogni volta che sento una delle canzoni di Tomokawa . Delinquente , ma anche profondamente gentile. Quell'uomo era una cattiva influenza su di me
Shu Fujisawa , Romanziere.
Cè effettivamente qualcosa di inquietante in questo personaggio che si autodefinisce poeta, cantante, artista, commentatore di corse ciclistiche, saggista, attore e bevitore. Nato del 1950 con il nome di Tenji Nozoki, diventa Kazuki Tomokawa nel 1970, quando sullentusiasmo del folk americano di Bob Dylan inizia a trasformare le sue poesie in canzoni. Nel frattempo beve molto, recita in teatro e in alcuni film (fantastica linterpretazione di se stesso in Izo di Takeshi Miike), commenta il ciclismo per la tv giapponese, allena squadre di basket, pubblica raccolte di poesie, dipinge.
Questo suo essere artista totale, viscerale e primitivo non deve spaventare loccidentale che desideri eventualmente avvicinarsi allinteresse principale di Tomokawa. La musica di Vengeance Bourbon presenta infatti più affinità con il folk americano che con la musica tradizionale giapponese, a partire dalla strumentazione usata (chitarra, percussioni, violino, mandolino, qualche accenno elettronico), dalla struttura dei brani e dalle melodie.
Lunica variante, sebbene sia tuttaltro che secondaria, è lutilizzo della voce: Vengeance Bourbon, ad esempio, è alt-country acustico reso malinconico dalla fisarmonica di Masato Nagahata ma al tempo stesso dotato di una fisicità violenta e disperata, sputata con forza dalla voce di Tomokawa, che chiude le frasi con suoni aspri e sgraziati, interpretando le sue poesie con un trasporto immenso. Anche laddove prende in prestito parole altrui (liniziale Janzaburo in Awe, ispirata dai versi del poeta Janzaburo Nishiwaki), linterpretazione di Tomokawa è incredibile: mentre canta ride, sbraita, implora. Altrove compaiono accenni latini (le chitarre flamenco di Sketch of the Wind), semplici ballate acustiche (Pierrot la Fou is Over), ambientazioni cinematografiche (Wakaba), sperimentalismo acido (A Lucky Betting Slip to Deaf Ears), melodie struggenti accostabili alla chanson francese (Night play, con tanto di giro di walzer finale) e una chiusura tesissima, che alterna momenti di dolcezza assoluta ad attacchi gutturali terribilmente dolorosi (Lasciando pezzi ridicoli di me su una strada innevata, in uno stato imbevuto di un agonia dopo l'altra. Con la speranza del ragazzo in fuga a nuoto in un canale fognario verso il mare. Sprofondato nel letto, ho pensato "Non mi interessa". Scalciando il piumone, ho pensato: "Devo andare avanti". Kakakakakaka!).
Non è facile, e probabilmente non è neanche sano, avvicinarsi ad un giapponese così. Anche perché poi ti viene voglia di recuperare tutta la sua sterminata discografia. Eccola, la cattiva influenza di Kazuki Tomokawa. Il Leonard Cohen della Yakuza. Il delinquente gentile.
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