Comus
First Utterance
I Comus,come altre "stelle comete" del panorama folk prog,assursero sin dal loro album di debutto "First Utterance",nel 1971,al ruolo di culto,proprio per una proposta musicale assolutamente unica ed originalissima,un folk senza precedenti,delirante ed allucianto.
Fuappunto la visionaria mente del vocalist Roger Wootton,a dar vita ad un concept di puro paganesimo,ispirato,probabilmente,sia al poema pastorale "The Masque"di John Milton,in cui un demone lubrico e perfido (il Comus)ne era il protagonista,sia alla divinità greca ctonia del chaos,figlio di Bacco e Cerere, Komus appunto;è un violino dal sapore panico e dissonante ad aprire,e in "Diana",già si evidenzia l'estremizzazione e lo stravolgimento sonoro di ogni strumento acustico presente(la viola,le percussioni,il violino,il flauto): la voce, volutamente grottesca e lancinante di Wootton,incalzata da percussioni tribali e ossessive,narra-urla,l'inseguimento della fanciulla-dea Diana nel fitto di un bosco ad opera del Comus.
Ma non è il bosco "amico",la natura fonte d'ispirazione e rifugio dello spirito dei Tudor Lodge e di gran parte della tradizione folk britannica; al contario,è una natura disperata e dilaniata dalle paure ancor più dell'uomo stesso,dominata da un'irrazionalità primordiale che,lungi dal confortare l'anima preda delle sue ossessioni,la soggioga anzi con demoniache apparizioni.
"Song to Comus" è l'aperta manifestazione di tali visioni:l'iniziale,circospetto violino,si affianca ad un maligno e beffardo cantato,doppiato come in un'eco dalla delicata voce di Bobbie Wattson,che conduce l'ascoltatore,dritto,dritto nella tana del dio; Roger Wootton,quasi incarnatosi nel Comus stesso,dà sfogo a bestiali rigurgiti e bizzarri vocalizzi attraverso cui,in un vorticoso incedere di baccanale,l'essenza del demone assettato di vergini prorompe (e proprio in questo antefatto si cela l'ispirazione miltoniana) grazie ad arrangiamenti chitarristici quasi satanici,opera dell'ottimo Glen Goering;è un brio demoniaco quello che percorre tutto l'album,e la perfida "Drip,drip",ove ancora una volta la natura infernale si fa teatro di un assassinio,trasuda un'erotica,sanguinaria mania: sono le contorsioni vocali,disperate e folli di Wotton-carnefice ad irrompere sopra ipnotiche drums e (studiatamente)"nauseabonde" strings,a cui la vittima-Bobbie Wattson,con un isterico,a tratti lamentoso contrappunto,risponde.
Ma ecco che l'atmosfera irrorata di melma e sangue per un istante si sospende per catapultarci nel mezzo di un frenetico rituale wiccano;è un frammento lisergico che subito ripiomba,insieme al corpo della vittima,in un abisso di pazzia.Sembra non esservi requie in queste brutali foreste,fatta eccezione per "The Herald":sono stavolta le evanescenti,oniriche vocals della Wattson,introdotte e seguite da uno spettrale teremin a descrivere un malinconico araldo,che dismettendo il suo flauto,si ritira,prima che il giorno spunti,nell'insolita,notturna quiete della boscaglia.
Ma è l'unico respiro bucolico: con "The Bite" si ritorna al consueto,macabro mood,e non potrebbe essere diversamente:sarà un nervoso flauto marcatamente "prog",e dramamtici fraseggi di violino(che agli ascoltatori più attenti non possono non richiamare alla mente certi passaggi dei Beatles!)a raccontare (altra nota dissonante rispetto all'ambientazione tutta pagana), il martirio di un cristiano e la gaudente folla spettattrice.
Al breve,orrorifico scorcio strumentale di "Bitten",succede il pezzo conclusivo "The prisoner",moderna storia di malattia mentale,raccontata con tutte le sfumature vocali che solo l'eccelso Wotton riesce a dare ai colori della follia;è il dialogo di uno schizoide paranoico con le sue voci interiori mirabilmente interpretate dalla singer femminile,che si fa,in un crescendo di fobia e isterismo,aperta accusa contro chi ha decretato il suo isolamento.
Indiscutibilmente si tratta di un'opera sui generis,tanto ardita quanto di difficile ascolto ma che,proprio in virtù di questo carattere sperimentale è diventata un must assoluto e imperdibile;è chiaro,dunque,il perché di un'accoglienza più smorzata,sia dalla critica che dal pubblico,del loro album di reunion "To keep from crying",uscito nel 1974: le sperimentazioni vocali e gli arrangiamenti audaci lasceranno il posto ad un sound più elettronico,nuovi saranno gli orientamenti a cui la band guarda,e quasi più nulla rimarrà del loro precedente percorso musicale.
Ma la perversa luce di "First Utterance" ha continuato a splendere fino ai giorni nostri,tanto che,in ambito cosiddetto "Neo-Folk",nei Current 93 di David Tibet si possono riscontrare impressionanti similitudini;e non a caso una loro cover è "Diana".
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