Pink Floyd
Wish You Were Here
Di acqua ne è passata sotto i ponti dalluscita di queste celeberrime musiche (ad oggi, oltre 12 milioni di copie vendute). Chi seguiva i Pink Floyd già da quei tempi ha avuto, al presente, ben trentatre anni di tempo per rimasticarsi buona parte di questi quarantaquattro e rotti minuti, articolati in sole quattro canzoni dal distinto destino mediatico.
Due di esse, labbondantissima suite di oltre ventisei minuti Shine On You Crazy Diamond e la compatta e semiacustica Wish You Were Here, sono decisamente fra le più ascoltate, canticchiate, strimpellate, coverizzate, campionate, discusse, ammirate e talvolta sputtanate pagine di musica rock di sempre. Due colonne del mito Pink Floyd.
Una terza, Welcome To The Machine, è rimasta in un limbo di media notorietà, ben identificata dagli appassionati di musica ma piuttosto lontana dallassurgere a classico del gruppo come le due precedenti, entrando ed uscendo alternativamente dalle scalette dei loro concerti.
Lultima Have A Cigar infine costituisce senzaltro un episodio in ombra del repertorio, non fossaltro perché lo sfiatato Roger Waters e il contrariato David Gilmour del tempo, i due galletti del pollaio, vi delegarono salomonicamente lamico cantautore Roy Harper al canto, estraniando sensibilmente in tal modo il brano dal contesto floydiano.
E vero che caratterista meritoria di cospicua parte delle opere dei Pink Floyd è quella di essere fruibili ad ogni livello: dal dibattito intellettuale su testi e suoni al canticchiamento alla mattina mentre ci si fa la barba, dalla colonna sonora ideale per qualunque immaginifica opera visuale o multimediale alla musichetta rilassante e a basso volume richiesta da ascensori e supermercati. Ma è vero soprattutto che tale gruppo, a partire da quel The Dark Side Of The Moon di due anni prima, ha inteso di produrre opere caratterizzate da un forte e ben definito concetto di base, che in questalbum risulta notoriamente essere (lo vagheggia lo stesso titolo), lassenza.
Assenza reale (del fondatore ed originaria guida del gruppo Syd Barrett, del padre di Roger Waters morto in guerra e mai conosciuto dal bassista/paroliere) e ideale (la difficoltà di tutti e quattro i Floyd di concentrarsi ed esserci tra di loro, nonché di uniformarsi alle enormi pressioni commerciali create dallo spiazzante, planetario, quasi ingestibile successo della Faccia Buia della Luna). E allora gloria perenne a Waters per aver saputo condensare tutti questi umori, ben distinti ma con comune denominatore, in un concept album che mai come in questo caso, al di là della accessibilità e commercialità di suoni e melodie, offre in parallelo spunti e riflessioni di rara acutezza letteraria, a braccetto con le più suggestive e appropriate vesti strumentali e soniche.
In questepoca dove le canzoni sono diventate file individualisti, ognuna lasciata al suo proprio destino dentro computers ed i-Pod nel suo formato mp3, mp4 eccetera, trovo essenziale, per una ottimale e sana fruizione di Wish You Were Here, lascolto esclusivo dellintera opera dallinizio alla fine così come è stata concepita e missata, possibilmente con testi alla mano e una decente conoscenza dellinglese per legare il messaggio letterario allatmosfera musicale e viceversa.
Nel 1975, alluscita di questo LP sul mercato, si era andati nel negozio di fiducia e vi si era usciti con sotto braccio un involucro nero, essendo disco e copertina inguainati in un impenetrabile cellophane, con solo una piccola etichetta pietosamente incollata in un angolo, aggiunta dalla casa discografica per rassicurare sul corretto obiettivo della spesa effettuata.
Stracciata via la plastica, quale sorpresa alla comparsa di una sontuosa copertina bianca, piena di foto surreali, enigmatiche lì per lì, ma poi ben chiare nel loro legame con i testi ed i concetti portati avanti nellintero disco: la bruciante avidità umana, la diafana presenza/non presenza del Diamante Pazzo Syd, vivo e vegeto (allora) ma tragicamente già di altri mondi, troppo sensibile per reggere la pressione, la superficialità e ignoranza di chi manovra le leve ( a proposito, chi di voi è Pink?, cita un passaggio di Have A Cigar, portando le testuali parole dette a suo tempo da un impresario) e così via. Un prototipo di prodotto multimediale quindi, una formula che poi si espanderà compiutamente quattro anni dopo con The Wall (disco + copertina + film + pupazzi animati + concerti col muro davanti al palco ecc.).
Il buon David Gilmour, che al tempo desiderava realizzare tuttaltro disco colla sola Crazy Diamond delle canzoni poi effettivamente inserite, più altri due lunghi brani poi apparsi infine nel disco successivo Animals, fu messo in minoranza dagli altri tre e dovette cedere. Per convenire col senno di poi che Wish You Were Here è il suo album preferito coi Floyd! Sempre attento al lato melodico e armonico, il chitarrista considerava quegli altri due brani più efficaci e corposi, ma la musica non è solo begli accordi e begli assoli, e la concettualità di Waters e la potenza del suo messaggio lirico e delle sue architetture sonore stanno a giustificazione delle corrette scelte applicate per la scaletta di questo disco, un vero classico.
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