Deftones
Diamond Eyes
Osservate il nobile volatile sulla cover di Diamond Eyes dei Deftones, e meditate. Solitario, fiero e rispettato per la non comune inclinazione a farsi i cazzi propri. E, soprattutto, a saperseli fare con un certo stile.
Il barbagianni bianco è un uccello rapace notturno della famiglia degli Strigiformi, con un piumaggio abbondante giallastro screziato di grigio sul petto. Viene utilizzato nelle campagne per la sua abilità contro i ratti. Quindi un bel simbolo zoologico per il nuovo lavoro di Chino Moreno e soci. Unopera che ha rischiato seriamente di non vedere mai la luce, dopo il coma nel 2008 del bassista Chi Cheng, e che forse ha definitivamente congelato Eros, lultimo album registrato con il povero Chi e prodotto dal fido Terry Date. E allora? Allora, tabula rasa. Si ricomincia da zero, si rispetta il dolore e la sofferenza di un amico, perché non siamo mica in una puntata quotidiana di Pomeriggio Cinque.
Rimpolpata la line-up con larrivo di Sergio Vega (ex-Quicksand), i Deftones hanno trovato la spinta necessaria che potesse tramutare la ferita di una perdita in un grido al cielo, pieno di rabbia e volontà damianto. Con il sostanziale contributo di Nick Rasculinecz (Foo Fighters, Mondo Generator, Rush, Jerry AIC Cantrell, etc. etc.) i ragazzi di Sacramento sono riusciti a dimostrare che la loro creatura ancora non ha inalato lultimo respiro.
Diamond Eyes è, infatti, un disco compatto e organico, prosciugato da quei barocchismi che zavorravano il pur dignitoso Saturday Night Wrist. I due singoli, Rocket Skates e lomonima traccia, sono proiettili abrasivi di furia e candore pop-wave (Sabbath-hardcore la prima, onesto crossover con ritornello duraniano la seconda).
Colpisce la ritrovata urgenza espressiva nellimpetuosa Royal, memore della gloria che fu Around The Fur, e le violente staffilate della nuova otto corde del buon Stephen Carpenter in CMNDCNTRL, 2 minuti tesi come una gita a Kabul con dei nudisti, sporcati dalle nebulose delettronica di Frank Delgado. E colpisce ancor più forte il magnetismo, la versatilità cristallina della voce di Moreno, ormai a livelli strepitosi (ascoltare per credere la bonus track giapponese, Ghosts dei Japan!).
Lo sludge-atmosferico di Youve Seen The Butcher, le litanie ambientali tra Cure e paesaggi wendersiani di Beauty School e Sextape confermano gli Occhi Di Diamante la miglior release deftonesiana da anni. Conclude il viaggio This Place Is Death, preceduta dallepicità FNM di 976-EVIL, fantasticamente sospesa tra Duran Duran e Slowdive, è nuvoloso ma filtrano squarci di luce: un heavydream-pop che desertifica i Cocteau Twins, chapeau. Quando il destino è un vicolo cieco puoi soltanto cercare il riscatto, con tutte le tue forze. Oppure fermarti e continuare a maledire la sfiga che non guarda in faccia a nessuno. I Deftones da Sacramento hanno deciso di non fermarsi.
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