Paul Beauchamp & Paolo Spaccamonti
Torturatori
Se siete artisti ma non avete la capacità (o la volontà) di capire il mercato, anticipare le mode e intuire i desideri del vostro potenziale pubblico, avete due strade. La prima è l'oblio rancoroso di chi "poteva farcela ma nessuno lo ha aiutato"; la seconda è impervia, percorribile solo da chi possiede argomenti, talento e la scintilla magica dell'ispirazione. Creare una impronta digitale o un tratto caratteristico riconoscibile non basta, bisogna anche essere in grado di appropriarsene al punto da poterlo trasferire in qualunque contesto. E' quello che fanno musicisti come Paul Beauchamp e Paolo Spaccamonti: agitatore elettroacustico il primo, già attivo con i Blind Cave Salamander di Fabrizio Modonese Palumbo e in proprio; chitarrista multiforme il secondo, capace di adattare il suo lessico musicale a linguaggi che spaziano dallo stoner rock dei Mombu al cinema colto del recente "I Cormorani". Sono due, Paul e Paolo, che se metti loro a disposizione una sedia, una stanza e una buona amplificazione, sanno sempre cosa fare. In questo caso la stanza è lArgo Laboratorium di Gianmaria Aprile e le sedie sono due, come due sono le tracce incise per l'occasione da questi "Torturatori" musicali.
"Black Side" e "White Side", con netta prevalenza del nero in entrambe le occasioni, sono due flussi controllati nati dalla libertà di improvvisare definendo tempi e luoghi, lavorando sulla fonte del suono con la spontaneità viva tipica della jam session. Quindi, dal "lato bianco" le corde a vuoto di Spaccamonti fanno da preludio ad una densa pioggia elettrica tipica del post-rock di matrice Sabbathiana, dal "lato nero" l'impostazione folk acustica deraglia nelle ambientazioni scarne e dissonanti di Beauchamp, creando un disturbante senso "cinematografico" da provincia americana sconsacrata.
Un disco teso e profondo, creato da due artisti capaci di trovare sempre un raggio di buio in fondo alla luce, o un notte nerissima alla fine del migliore dei giorni.
Tweet