Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
I Cormorani O.S.T.
Pur essendo abile nuotatore e cacciatore subacqueo, il Phalacrocorax è dotato di piumaggio permeabile, caratteristica che lo obbliga a trascorrere lunghi periodi di esposizione al sole. Non c'entra una mazza, però l'immagine, l'ambientazione richiamata dall'ascolto di questa colonna sonora è tutta qui. Racconto di formazione da un lato (quello del film di Fabio Bobbio attualmente nelle sale) e processo di crescita dall'altro, ovvero nelle note dei curatori di questa musica da cinema. Che sono personaggi a noi noti, musicisti visionari per i quali più volte abbiamo usato parole cinematografiche e che quasi immediatamente hanno trovato posto tra le poltrone delle sale d'essai, a dare spazio e profondità alle immagini, a sottolineare i silenzi e le tensioni, ad aprire e a chiudere le porte dell'immaginazione. E così si chiudono cerchi giganteschi, nel momento in cui anche le pagine virtuali che stiamo creando e leggendo insieme da quasi un decennio stanno per chiudere un ciclo e aprire nuove stanze, nuovi racconti e nuovi suoni.
Vedere in Paolo Spaccamonti un musicista da film è stato fin troppo facile: te lo suggeriva lui stesso, con quegli sguardi carichi di ombre e quei solipsismi aperti al mondo, quel modo così discreto e sabaudo di affrontare tutto con fermo silenzio, affidando le vibrazioni a note sospese, suggerite e cariche di elettricità. Parlammo di post rock, di elettroacoustic qualcosa, citammo nomi sconosciuti e generi musicali inesistenti. Cercammo di descrivere l'indescrivibile, da poveri terragni quali siamo. E l'indescrivibile non ha forma e non ha suono, ma solo il sapore misterioso della passione, che instilla grazia e meraviglia direttamente nel jack della Gibson SG di Spaccamonti, partendo da quello che è stato finora (So Far) e sciogliendo subito la tensione nell'ancia labiale dell'uomo con la tromba che spara al cuore, Ramon. Moro e Spaccamonti assistono alla proiezione così, tra un Ritorno al jazz che diventa avanguardia, momenti di sospensione drammatici (Guerra di bande), climax dai colori seppia (Matteo) e passaggi acustici e Sotterranei che tengono lo spettatore incollato alla poltrona fino alla fine, quando End e i titoli di coda faranno dimenticare tutto: i pop-corn, il mondo là fuori, quello che è stato e quello che (forse) sarà. Basterà aspettare, al sole, che il nostro corpo si asciughi.
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