Duke Ellington
Piano Reflections
Non necessita certo di presentazioni, Duke Ellington. Con le sue coraggiose suite, tra le quali ricordo almeno Creole Rhapsody, Reminiscing In Tempo e la colossale Black, Brown And Beige, e con le innumerevoli sue notevoli composizioni brevi, si è di gran lunga imposto come il più grande artista jazz della prima metà del novecento. Il cambio di qunquennio propose nuovi brillanti leaders come Lennie Tristano, Miles Davis e Thelonious Monk, ma invece di iniziare a soffrire di ansia di prestazione e di ingegnarsi a copiare stile dopo stile per ribadire la sua creatività la quale, incredibilmente, resterà comunque intatta ancora per molti anni Ellington, curiosamente, pubblica quello che è forse il suo album più personale. Il Duca poggia la corona sul comodino (che tanto non scappa, avrà pensato), si siede al pianoforte, e crea dodici brani che racchiuderà in un album, noto anche come The Duke Plays Ellington.
Disquisire adeguatamente sulla qualità e le caratteristiche di ogni brano richiederebbe conoscenze tecniche e una sensibilità di cui, purtroppo, non sono dotato. Certo è che la superba arte romantica del Duca è rimasta intatta: solo non è più mirabilmente congegnata da un grande regista dorchestra, ma è sommessamente eseguita da unanima sensibile e schiva, accompagnata da un contrabbasso e da una batteria. Stupisce non poco la statura pianistica del genio di Washington, spesso giudicata modesta dai critici: certo, la tecnica non è quella di un virtuoso, ma viene supplita abbondantemente da unumanità e da una profondità che sono tipiche degli artisti che contano davvero; Ellington si muove elegantemente su e giù per i tasti, curando tutte le parti delle sue esecuzioni. Nelle parti più romantiche, tira fuori quanto più pathos possibile dal suo strumento. E, persino nei momenti più apparentemente spensierati, persiste come un alone di filosofia, di riflessione.
Ci sono brani migliori di altri? Non lo so. È forse il leggero ragtime di Dancers In Love superiore al piccolo dittico tempistico di Janet? Oppure, è forse il delizioso In A Sentimental Mood superiore al famoso Prelude To A Kiss? Forse però su tutto si stagliano due acquerelli notturni quali Reflections In D e Melancholia. Resti il dolce beneficio del dubbio. Sono convinto che se Ellington è uno dei grandi del secolo passato lo si debba anche a questo disco, in cui si può ascoltare un artista meno Duca e più uomo.
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